Ricevere il dono della fede

Un giorno una parola – commento a Matteo 3, 16

 

Io non ti lascerò e non ti abbandonerò

Giosuè 1, 5

 

Gesù, appena fu battezzato, salì fuori dall’acqua; ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui

Matteo 3, 16

Giovanni aspetta sul fiume Giordano e intanto annuncia un Messia che deve arrivare. Molti gli credono e si fanno battezzare, senza sapere ancora chi sia e quando comparirà l’uomo designato dal Signore. Gesù forse indugia, incerto su cosa fare e quando presentarsi. Ma ecco che un giorno si reca da Giovanni, un uomo come molti altri, e certo la folla non può ancora riconoscerlo.

 

Gesù accetta il battesimo e qualcosa di straordinario accade: lo Spirito di Dio scende su di lui come una colomba e una voce viene dal cielo: “Tu sei il mio figlio amatissimo, in te io mi compiaccio”. (Luca 3, 22). Ecco Gesù da quel momento non può più tirarsi indietro, deve portare avanti la sua missione e per farlo ha bisogno di sentire la vicinanza di Dio. Gesù spesso prega e chiede il sostegno e la presenza del Padre, soprattutto quando sente che deve affrontare la morte. Dio si è manifestato come uomo, ha vissuto come un uomo, ha sofferto come un uomo, ha indugiato, è apparso nella sua debolezza e nell’umiltà per farci fare un cambio di prospettiva: per quanto deboli possiamo apparire, possiamo ricevere una spinta interiore che ci rende capaci di affrontare qualsiasi ostacolo. Chi trova la fede sa, per quanto la vita possa essere dura e complicata, di non essere solo e di non essere abbandonato.

 

Ricevere questo dono è l’augurio più grande che si possa fare. Testimoniare la nostra fiducia in Dio è un compito arduo, perché a tutti capita di vacillare, ma la preghiera ci aiuta a ritrovare la forza di proseguire il nostro cammino. Amen.

 

Immagine: Battesimo di Gesù (particolare), Battistero di San Giovanni, Firenze