Dio opera a favore dei suoi figli e figlie

Un giorno una parola – commento a Salmo 103, 13
di Stanislao Calati

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Come un padre è pietoso verso i suoi figli, così è pietoso il Signore verso quelli che lo temono

Salmo 103, 13

Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!

Matteo 7, 11

Abbiamo accennato, nella riflessione di ieri, della gratitudine per Dio a motivo della salvezza che ci dà in Cristo e di tutto quello che fa per noi nella nostra vita nel piccolo del nostro quotidiano.
Il Salmista paragona la benevolenza, la misericordia e l’amore del Signore alla pietà di un padre per i figli.
Com’è caratteristico della Bibbia il discorso su Dio evita astrazioni e teorie e parte da dati di esperienza comune e condivisa: che c’è di più comune e condiviso dei rapporti familiari, della relazione che lega un padre o una madre ai figli, alle figlie?

Il discorso è comprensibile per tutti e tutte; Gesù è, naturalmente, sulla stessa linea, anche lui parla per immagini che tutti possano comprendere, riferendosi a situazioni comuni a tutti.
Gesù usa in particolare un argomento caratteristico delle discussioni tra maestri della Legge: possiamo definirlo dal minore al maggiore: se un padre umano (la realtà inferiore) opera positivamente per i figli, le figlie, ancora di più Dio (la realtà superiore e più grande) opererà positivamente nei confronti dei figli e delle figlie. L’idea è che Dio sia, per quanto in modo diverso, un padre per chi crede in lui, lo teme e a lui s’affida.

Naturalmente è sempre opportuno ricordare che il linguaggio della Bibbia lavora per allusione, somiglianza, vicinanza e non per identificazione tra immagine e realtà alla quale l’immagine si riferisce.
Dire che Dio è padre non ci autorizza ad applicare alla relazione tra Dio e i suoi fedeli ciò che caratterizza la relazione tra padre e figlio in modo automatico e senza filtri; allo stesso modo, quando si propone per Dio l’idea che sia anche madre, non si sta rinnegando la tradizione biblica, ma, sempre per allusione, si ampia la visione della relazione tra Dio e credente.

Ultima piccola precisazione: temere Dio non è averne terrore, ma dargli la giusta considerazione, attribuirgli il giusto valore: riconoscere la sua opera nella nostra realtà, rispettarne la volontà, fidarsi e affidarsi a lui.
È il contrario del nominare il nome di Dio invano, è il contrario del contaminare Dio con interessi, magari poco puliti e profondamente ingiusti, che con Dio non hanno nulla a che vedere: guerra, sfruttamento, oppressione di chi è in condizione di debolezza e inferiorità.
La misericordia, la pietà di Dio è per chi lo teme, non certo di chi si illude di poterlo usare a proprio vantaggio, i doni di Dio sono per chi si affida a lui e con fiducia chiede ciò che è buono e bello chiedere. Amen.