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Appello di Welby alla Chiesa dell’Uganda

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha scritto al capo della Chiesa anglicana dell’Uganda chiedendogli di riconsiderare il sostegno dato alla nuova legge che rende punibile con la morte «l’omosessualità aggravata».
L’Anti-Homosexuality Act 2023, firmato il mese scorso dal presidente ugandese Yoweri Museveni, è stato accolto con favore dal capo della Chiesa anglicana dell’Uganda, l’arcivescovo Stephen Samuel Kaziimba Mugalu, che si è detto “grato” per la nuova legge, anche se ha dichiarato che preferirebbe che la condanna a morte fosse sostituita con l’ergastolo.

In una dichiarazione, l’arcivescovo di Canterbury ha espresso “dolore e sgomento” per il sostegno della Chiesa anglicana ugandese alle nuove leggi e ha esortato l’arcivescovo Kaziimba a riconsiderare la sua approvazione.
Welby, specificando che dietro tale appello non c’è alcuna volontà di imporre i valori occidentali, ha affermato: «Faccio questa dichiarazione pubblica con dolore e con continue preghiere per la riconciliazione tra le nostre chiese e in tutta la Comunione anglicana. Sono profondamente consapevole della storia del dominio coloniale in Uganda, contro cui la gente ha eroicamente resistito. Ma non si tratta di imporre i valori occidentali alle nostre sorelle e fratelli anglicani ugandesi. Si tratta di ricordare loro gli impegni che abbiamo preso come anglicani per trattare ogni persona con la cura e il rispetto che meritano come figli di Dio».

Nella dichiarazione Welby aggiunge che il sostegno a tale legislazione rappresenta «un fondamentale allontanamento dal nostro impegno a sostenere la libertà e la dignità di tutte le persone. Non c’è alcuna giustificazione per nessuna provincia della Comunione anglicana di sostenere tali leggi: non nelle nostre risoluzioni, non nei nostri insegnamenti, e non nel Vangelo che condividiamo», ha detto Welby.

La dichiarazione invita inoltre gli organismi anglicani ortodossi, Gafcon e Global South Fellowship of Anglicans, a chiarire «in modo esplicito e pubblico» che nessuna provincia anglicana dovrebbe sostenere la criminalizzazione delle persone LGBTQ.

In conclusione si legge: «Come discepoli di Gesù Cristo siamo chiamati a onorare l’immagine di Dio in ogni persona, e prego affinché gli anglicani siano intransigenti e uniti in questa chiamata».