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Uganda. Approvata nuova legge contro l’omosessualità

L’omosessualità era già illegale in Uganda, ma questa settimana è stata approvata definitivamente una legge che introduce nuovi reati, come la “promozione” dell’omosessualità, e pene più severe, compresa la pena di morte per reati “aggravati”.
A marzo il parlamento ugandese aveva già approvato la legge a stragrande maggioranza, si attendeva solo la necessaria ratifica da parte del presidente Yoweri Museveni, che è avvenuta lunedì scorso.
Organizzazioni internazionali e leader politici si sono definiti “sconvolti” dalla nuova legge.
«Profondamente discriminatoria» è stata definita dal Foreign, Commonwealth and Development Office del Regno Unito. «Questa legislazione – si legge in una dichiarazione ufficiale – mina le tutele e le libertà di tutti gli ugandesi sancite dalla Costituzione ugandese. Aumenterà il rischio di violenza, discriminazione e persecuzione, rallenterà la lotta contro l’HIV/AIDS e danneggerà la reputazione internazionale dell’Uganda».

L’arcivescovo anglicano dell’Uganda, il dottor Stephen Kaziimba, ha espresso invece gratitudine al governo per questa nuova legge. In una sua dichiarazione rilasciata dall’ufficio comunicazioni della Chiesa dell’Uganda, intitolata «Chiesa dell’Uganda grata per l’Anti-Homosexuality Act 2023», Kaziimba commenta: «La Chiesa dell’Uganda accoglie con favore il diligente lavoro del Parlamento e di Sua Eccellenza, il Presidente, nella creazione dell’Anti-Homosexuality Act 2023».
L’arcivescovo elogia i legislatori ugandesi per aver “elaborato” la nuova legge, che offre «una maggiore protezione dei bambini attraverso forti misure anti-adescamento, e non consente ai condannati ai sensi della legge di essere impiegati in organizzazioni che lavorano direttamente con i bambini».
Egli ribadisce la sua convinzione, espressa già nel suo messaggio pasquale, che l’omosessualità è «attualmente una sfida in Uganda perché ci viene imposta da attori esterni e stranieri contro la nostra volontà, contro la nostra cultura e contro le nostre convinzioni religiose. Si travestono da “attivisti per i diritti umani”, ma stanno corrompendo i veri diritti umani aggiungendo le questioni LGBTQ alla loro agenda». E prosegue: «Non c’è equivalenza morale tra le relazioni LGBTQ (che non possono procreare) e il matrimonio stabile, eterosessuale, monogamo».

Continua poi accusando l’omosessualità di determinare il declino di molti paesi sviluppati. «Quei paesi che hanno legalizzato l’omosessualità molto tempo fa hanno visto un lungo declino nella crescita della loro popolazione. In effetti, molti di quei paesi devono ora affrontare il problema della crescita demografica negativa. La crescita negativa della popolazione porta al collasso di paesi, culture, civiltà ed economie».

Il primate ugandese, però, devia dalla linea ufficiale del suo governo opponendosi all’imposizione della pena di morte. «Per quanto grave sia la contaminazione aggravata e l’omosessualità aggravata, non sosteniamo la pena di morte per questi crimini e continuiamo invece a raccomandare l’ergastolo».

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha descritto la legislazione come una “violazione” e ha affermato che l’Uganda rischierebbe di perdere aiuti e accordi commerciali se la legge non fosse abrogata.
Lunedì, l’ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha descritto la nuova legge come “draconiana e discriminatoria”.
In una dichiarazione congiunta, tre Ong sanitarie internazionali hanno affermato che «i progressi dell’Uganda nella sua risposta all’HIV sono ora in grave pericolo». Nella dichiarazione, rilasciata dal Fondo globale, dal Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS e dal Piano di emergenza presidenziale per il soccorso contro l’AIDS, si legge: «la fiducia, la riservatezza e l’impegno senza stigmatizzazione sono essenziali per chiunque cerchi assistenza sanitaria. Le persone LGBTQI+ in Uganda temono sempre più per la loro sicurezza e protezione, e un numero crescente di persone viene scoraggiato dal cercare servizi sanitari vitali per paura di attacchi, punizioni e ulteriore emarginazione».