Gesù ascolta la nostra richiesta di aiuto

Un giorno una parola – commento a Marco 10, 48-49

Ascolta la meditazione:

Il Signore sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d’Israele

Gioele 3, 16

 

Il cieco gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù, fermatosi, disse: «Chiamatelo!»

Marco 10, 48-49

 

Quante grida ancora oggi si innalzano dalle strade dei nostri paesi, delle nostre città.

Sono grida che esprimono un disagio, chiedono attenzione, denunciano un’ingiustizia, reclamano diritti: sono richieste di aiuto che a vario livello ci raggiungono.

E noi, come la folla tra Gesù e la persona seduta per strada, impossibilitata a farsi avanti per incontrarlo, ma determinata ad attirarne l’attenzione, non possiamo non sentire.

Possiamo ignorare, possiamo deliberatamente prendere le distanze e decidere, noi, che non valga la pena ascoltare o intervenire; addirittura possiamo anche, proprio come la folla, intimare a chi grida di zittirsi. Le grida rovinano il clima di festa, pongono l’attenzione su ciò che faticosamente cerchiamo di cancellare dalla nostra vita: la sofferenza, la malattia, il pregiudizio, la violenza, l’esclusione, la povertà, tutte le fragilità e i limiti del nostro essere umani e delle nostre relazioni.

Ma quel grido Gesù lo ascolta e fa in modo che anche altre e altri lo ascoltino.

“Chiamatelo”. Sono le persone tra Gesù e chi grida a dover drizzare le orecchie e individuare l’origine di quella voce; sono le persone che hanno la tentazione di ignorare il grido a doversene fare fisicamente carico portando la persona a Gesù e accompagnando così la sua richiesta.

È questo il modo di fare di Dio: amplifica le voci e rende operativo l’udito; acuisce la vista e mette in moto il corpo; suggerisce comportamenti e fa nascere la comunione; crea una nuova realtà insegnando l’intercessione. Amen.