Di alberi, boschi e del loro rapporto con l’umanità

Quale ruolo giocano nel rapporto fra esseri umani e ambiente? Lo abbiamo chiesto alla giornalista d’Inchiesta e inviata di Rai 3 Presa Diretta, Lisa Iotti

 

È in distribuzione in tutto il territorio del pinerolese nell’area sud della provincia di Torino (lo trovate in centinaia di luoghi pubblici, dalle biblioteche ai negozi) il numero di maggio del mensile free press L’Eco delle valli valdesi che potete leggere integralmente anche dal nostro sito, dalla home page di di www.riforma.it.Il numero contiene un dossier dedicato agli alberi, ai boschi del nostro territorio. 

 

 

«Presa Diretta» (Rai 3) di fine aprile ha proposto un programma prezioso dedicato al mondo vegetale per scoprire la funzione vitale degli alberi. Si è parlato dell’intelligenza delle piante e sono stati attraversati boschi, foreste; si è parlato di biologia incontrando i più importanti laboratori scientifici. Visitato le università di Firenze, Uppsala in Svezia e Murcia in Spagna, incontrato biologi, botanici, neuroscienziati e filosofi della scienza che indagano sui comportamenti, sul linguaggio delle piante, sulle percezioni e addirittura sulla coscienza delle piante mettendo al centro anche la meteorologia. L’Aeronautica militare del monte Cimone dove il Cnr, a esempio, studia l’inquinamento da gas serra, per far capire quanto – attraverso la fotosintesi – le piante siano fondamentali per pulire, sanare, ciò che «l’uomo sporca». Ne abbiamo parlato con Lisa Iotti, giornalista d’inchiesta, inviata per il programma «Presa Diretta» di Rai 3.

 

«Alla base dell’inchiesta giornalistica – ha ricordato Iotti, raggiunta al telefono – c’era il desiderio di parlare di un tema importante, essenziale, come l’ambiente: da un punto di vista “altro”.

Si parla sempre di ambiente, ma lo si fa in modo antropocentrico e spesso utilitaristico. Invece, il ruolo che le foreste, i boschi, gli ecosistemi, giocano è importante e prezioso. Ben lo ricorda il neuroscienziato e saggista Stefano Mancuso, “le piante, gli alberi sono vivi, sono la vita”. Le foreste mondiali traggono dall’atmosfera il 30% del totale dell’anidride carbonica presente con quella che noi immettiamo. Sembra poca cosa ma non è così. Il servizio che le piante, le foreste, i boschi fanno per noi è vitale. Un salvavita (umano) – prosegue Iotti –, che non possiamo mai dar per scontato, perché gli studiosi nei loro allarmi ci dicono che nelle estati particolarmente aride e calde la capacità dell’ecosistema dei boschi di sottrarre anidride carbonica si sta notevolmente abbassando, non è più costante».

 

Documenti recenti dicono che se continuiamo a indebolire gli ecosistemi, se continuiamo a immettere anidride carbonica «indeboliamo la capacità delle piante di eliminare l’anidride carbonica dall’atmosfera e da quel 30%, ricordato prima, si arriverà presto al 15%. Una catastrofe planetaria, e sono in pochi a rendersene conto».

Il riscaldamento globale ha un impatto enorme anche sulle piante, dice ancora la giornalista: «A esempio, oggi il pino domestico, ossia il “grande ombrello” di molte delle nostre coste nazionali, è fortemente colpito dall’insetto cocciniglia tartaruga, e questo perché gli alberi erano in sofferenza per via della siccità dovuta al cambiamento climatico. Le calamità naturali come il vento (ricordiamo la distruzione di milioni di alberi “sdraiati” dopo tempesta Vaia in Trentino) e la deforestazione selvaggia colpiscono ettari preziosi di foreste e di boschi, che non possono più svolgere il loro prezioso lavoro salvifico.

 

Il tentativo di raccontare questo mondo prezioso partendo proprio dall’intelligenza delle piante non è stato casuale – prosegue Iotti –. Se si riuscisse a interagire con questi organismi, con le piante nelle loro diverse specie, potremmo cambiare il paradigma vigente e guardare il mondo dal punto di vista delle piante, che sono esseri viventi e che noi trattiamo alla stregua dei minerali. Se riuscissimo a vederle come creature uguali a noi e a eliminare la nostra pretesa di supremazia, faremmo un grande passo avanti».

 

Prima del riscaldamento climatico «c’era un equilibrio nel bosco, adesso questo equilibrio non c’è più, la vegetazione che caratterizza questo habitat è estremamente attaccabile. Gli incendi (140.000 e solo nel 2024 nel mondo), quasi sempre di origine dolosa o colposa, sono un altro problema: un bosco stressato, un bosco indebolito, un bosco attaccato dai parassiti, un bosco bruciato, anche se l’estensione in ettari non è particolarmente vasta, crea un danno enorme».

Piantare alberi per migliorare la vivibilità delle città e per sconfiggere le isole di calore «è la ricetta», ci dice infine Iotti. «Le telecamere di “PresaDiretta” sono andate a Medellin, in Colombia, dove si è deciso di piantare oltre 200.000 piante e alberi per creare degli enormi “corridoi verdi”; così sono riusciti ad abbassare la temperatura di tre gradi in pochi anni.

 

Insomma, in questo modo hanno deciso di “portarsi” il bosco in città. Una buona pratica, ben diversa da quella da noi raccontata in Romania (paese che ospita due terzi delle foreste primarie dell’Europa continentale) e che vede invece un disboscamento selvaggio; attività spesso nelle mani della criminalità organizzata». Ognuno di noi «può e deve fare la sua parte», ha concluso Lisa Iotti.