
Di segni e di visioni. Jean Fautrier
L’appuntamento di maggio con la rubrica di Riforma fra arte e spiritualità
Jean Fautrier, nato a Parigi nel 1898 e morto sempre a Parigi nel 1964, è un artista “difficile”.
Comincia a studiare arte a dodici anni, e la sua espressione passerà dal figurativo, influenzato dai pittori romantici come Turner, all’enigma palpitante dell’arte informale, con opere celebri come la serie degli Ostaggi, dipinta tra il 1942 e il 1945.
A stento troverai qualcosa di immediatamente riconoscibile come umano, in quei suoi ritratti che affidano molto del loro dire alla materia: pasta di colore, carta, cartone, come fossero scultura, però dipinta.
In Fautrier, che pagò con la moneta sonante del proprio corpo le due guerre attraversate (vittima di un attacco chimico, forse con l’iprite, in trincea nella prima, arrestato e torturato dalla Gestapo che lo accusava di connivenza con la Resistenza nella seconda), l’essere vivente perde progressivamente ogni fattezza – si sbriciola sotto i colpi del male inferto dagli umani agli umani.
L’unico ritratto che così si possa chiamare per riconoscibilità immediata del soggetto è questo Cristo nella Croce, del 1929: una figura umana, intera, sofferente ma ancora intatta prima che ogni cosa, dentro e fuori, cominci a franare.
Poco dopo, Fautrier smette per un tempo di dipingere, o quanto meno di esporre le proprie opere. Per vivere diventa maestro di sci e gestore di una sala da ballo: sono gli anni ’30, in cui la crisi economica piegò molti, e soprattutto chi viveva d’arte.
Riprenderà, a pieno ritmo, negli anni ’40, prima nel suo atelier di Parigi da dove lo prelevarono i nazisti, poi in quello, quasi di fortuna, nella clinica psichiatrica dove aveva trovato rifugio dopo i quattro giorni di interrogatorio – e diventerà uno degli esponenti più famosi dell’Art Informel, forma negata resa gesto dalla materia.
E ora che è stata Pasqua da poco, colpisce rendersi conto che in tutta l’opera di questo artista – di cui non sappiamo se fu mai credente – l’unico essere con fattezze umane è proprio il Cristo – l’umanità di Dio.
Nella Croce.