
La crisi globale dei diritti umani
Quando l’effetto «Trump» accelera le tendenze distruttive
Da ieri è disponibile il Rapporto 2024-2025 di Amnesty International (Infinito Edizioni) che descrive la situazione dei diritti umani in 150 stati e che sottolinea, purtroppo, ma non era difficile immaginarlo, «l’insinuarsi di metodiche pratiche autoritarie e di continue repressioni contro il dissenso».
I primi cento giorni di presidenza Trump, si legge, hanno intensificato la già persistente regressione globale e l’essenza di concreto contrasto alle disuguaglianze e una mancata sensibilità al cambiamento climatico stanno insieme portando il mondo intero al collasso. Le repentine trasformazioni tecnologiche, se non debitamente controllate, mettono in pericolo le future generazioni.
«L’ascesa delle pratiche autoritarie e l’annichilimento del diritto internazionale non sono inevitabili – ricorda Amnesty –: le persone resistono e resisteranno agli attacchi ai diritti umani. […] La campagna contro i diritti umani dell’amministrazione Trump sta sovraccaricando tendenze dannose già esistenti, svuotando completamente le protezioni internazionali sui diritti umani e mettendo in pericolo miliardi di persone in tutto il pianeta. L’“effetto Trump” […] sta erodendo decenni di duro lavoro svolto per costruire e far progredire i diritti umani universali per tutte e tutti, accelerando la discesa dell’umanità in una nuova era caratterizzata da una miscela di pratiche autoritarie e avidità delle imprese economiche».
Allarme più volte lanciato in passato dall’organizzazione umanitaria, dalla tragedia di Gaza drasticamente trascurata all’Ucraina, per fare solo due esempi: «Quanto accaduto negli ultimi 12 mesi […] ha messo a nudo quanto il mondo possa risultare infernale per moltissime persone quando gli stati più potenti scaricano in mare il diritto internazionale e mostrano disprezzo per le istituzioni multilaterali. In questa congiuntura storica, mentre le leggi e le pratiche autoritarie si stanno moltiplicando a vantaggio di assai poche persone, i governi e la società civile devono agire con urgenza per riportare l’umanità su un terreno più sicuro», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
Il Rapporto di Amnesty International documenta poi le «violente e diffuse repressioni del dissenso, le catastrofiche escalation dei conflitti armati, le azioni inadeguate per fronteggiare il collasso climatico e i passi indietro mondiali nella difesa delle persone migranti e rifugiate, delle donne e delle ragazze e delle persone lgbtqia+».
Se non ci sarà un’inversione di rotta globale, ricorda Amnesty, nell’ano «si verificherà un ulteriore deterioramento».
Inoltre la proliferazione di leggi, politiche e pratiche autoritarie contro la libertà d’espressione, di associazione e di riunione pacifica documentata da Amnesty International nel 2024 «è stata uno degli elementi centrali per l’assalto globale ai diritti umani. I governi hanno cercato di evitare i controlli, rafforzato i loro poteri e istillato paura mettendo al bando organi d’informazione, smantellando o sospendendo Ong e partiti politici, imprigionando con accuse infondate di “terrorismo” o “estremismo” persone che li hanno criticati e criminalizzando chi ha difeso i diritti umani, chi si è attivato per la giustizia climatica, chi ha manifestato in solidarietà con la popolazione della Striscia di Gaza e chi ha espresso in altro modo il proprio dissenso.
In numerosi stati – si legge ancora – le forze di sicurezza hanno fatto ricorso ad arresti arbitrari, sparizioni forzate e con forza eccessiva, in alcuni casi letale, per sopprimere la disubbidienza civile.
Le autorità del Bangladesh hanno ordinato di sparare a vista contro le proteste studentesche, causando quasi mille morti, mentre in Mozambico le forze di sicurezza hanno dato luogo alla peggiore repressione delle proteste da anni a questa parte dopo un contestato risultato elettorale, uccidendo almeno 227 persone.
In Turchia sono stati imposti divieti generali di protesta e si è continuato a usare forza illegale e indiscriminata contro le proteste pacifiche. In Corea del Sud, invece, ha vinto il potere delle persone quando il presidente Yoon Suk Yeol ha sospeso alcuni diritti umani e dichiarato la legge marziale, per poi essere rimosso dall’incarico e veder annullati i suoi provvedimenti dopo proteste di massa».
I conflitti armati «evidenziano il ripetersi dei fallimenti
Nel moltiplicarsi e intensificarsi dei conflitti, forze statali e gruppi armati hanno agito in modo sfrontato, commettendo crimini di guerra e altre gravi violazioni del diritto internazionale umanitario che hanno devastato la vita di milioni di persone». […]
Il costo di questi e tanti altri fallimenti ricordati da Amnesty è stato gigantesco: […] «I governi stanno abbandonando le future generazioni».