
Vivere con pienezza la strada della fede
Un giorno una parola – commento a Salmo 66, 12 e II Corinzi 4, 9-10
Hai fatto cavalcare uomini sul nostro capo; siamo passati attraverso il fuoco e l’acqua, ma poi ci hai tratti fuori in un luogo di refrigerio
Salmo 66, 12
Paolo scrive: Siamo perseguitati, ma non abbandonati; atterrati, ma non uccisi; 10 portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo
II Corinzi 4, 9-10
Che l’esistenza umana sia fatta di molto dolore, di fatica, di delusioni e amarezze, è sotto gli occhi di tutti e tutte, e che questo avvenga nonostante la presenza di Dio è altrettanto evidente, anche senza affermare che è il Signore che ci mette alla prova, come sembrerebbe dire il Salmo 66. Anche non volendo ritenere che Dio prenda parte attiva nel nostro dolore, è indubbio che il dolore esiste, a prescindere dalla Sua presenza; la stessa Bibbia ci promette una vita colma di benedizioni, ma in cui la sofferenza non manca.
Non è una bella prospettiva: in effetti ci turba molto questo parlare di dolore, persecuzione, caduta, perché vorremmo, al contrario, che il Signore ci donasse gioia, serenità, pacificazione.
Ma ogni uomo e donna che hanno fede nel Signore, ci dice l’apostolo Paolo, partecipano inevitabilmente alla sofferenza di Cristo, perché non possono non guardare il mondo con i Suoi occhi e quindi non possono che soffrire per le ingiustizie, per il dolore prodotto dagli uni sugli altri, o per la devastazione che l’umanità produce alla Terra. Chi ha accolto Dio nella propria esistenza non può che vedere tutto il male che ci circonda e soffrirne.
Ma Paolo afferma anche che Gesù stesso ha subìto questa realtà, non solo l’ha guardata, ma l’ha anche vissuta nella sua carne, e lo ha fatto consapevolmente: a differenza di noi, Lui ha scelto questa strada per se stesso, la strada della croce. E dunque, se vogliamo accogliere la Vita che il Signore ci offre, dobbiamo anche essere disposti a sopportare questo nostro mondo, fatto di terrore e dolore, vivendo con pienezza la strada della fede, che comporta spesso scelte difficili, ma che conduce al Signore.
Siamo stati creati per una vita fatta di gioia e di appagamento, ma viviamo altresì immersi nel nostro peccato e in un mondo che lo favorisce e sostiene: ecco che seguire il Signore, seguire il Cristo crocifisso, significa chiedersi ogni mattina cosa stiamo facendo perché il mondo si prepari al ritorno del Signore, perché sulla Terra ci siano pace e giustizia e per testimoniare la presenza di Dio nelle nostre esistenze.
Ma non dobbiamo dubitare: vivere con il Signore significa anche vivere nella gioia per la sua presenza, essere certi della Sua venuta ed aspettare con impazienza il Suo ritorno; sapere che il Signore ci incontra nelle nostre vite tribolate e ci dona la forza per affrontarle e la capacità di rimanere integri nella fede, nella speranza e nell’amore che ci arrivano da Lui e ci donano la Vita. Amen!