Il Signore è la nostra forza

Un giorno una parola – commento a Salmo 118, 14

 

Il Signore è la mia forza e il mio cantico, egli è stato la mia salvezza

Salmo 118, 14

 

C’è tra di voi qualcuno che soffre? Preghi. C’è qualcuno d’animo lieto? Canti degli inni

Giacomo 5,13

Chi ha dimestichezza con i canti di Taizé forse ricorderà questo, che a me è venuto subito in mente: Il Signore è la mia forza ed io spero in Lui. Il Signor è il Salvatore. In lui confido, non ho timor, in lui confido, non ho timor. 

La caratteristica di questi canti, scritti da Jacques Bérthier, è di essere brevissimi testi da ripetere molte volte. Lo scopo della ripetizione è che le parole entrino in noi, bypassando la nostra mente razionale, il senso critico, l’esame disilluso e talvolta cinico, per essere accolti ad un livello più profondo e diventare, in qualche modo, parte di noi. Il mondo occidentale tende un po’ a diffidare di questo genere di pratiche che ci arrivano dalla cultura orientale, ma Taizé le ha introdotte anche grazie all’estrema orecchiabilità e facilità delle musiche, che le rendono fruibili con grande facilità. 

 

Se ci pensiamo con tutto il nostro bagaglio di cultura europea, ci fa in effetti paura l’idea di bypassare la nostra mente razionale, ma se ci osserviamo con un po’ di onestà, ci rendiamo conto che l’intera nostra esistenza si fonda, molto spesso, sulla deliberata volontà di non vedere e non sentire quello che ci farebbe stare male o che ci indurrebbe a cambiare stile di vita. Non silenziamo forse la nostra razionalità quando mangiamo cibi che sappiamo essere tossici, o comunque non adatti a noi umani, quando accettiamo di vivere in città gravemente inquinate e che cooperiamo a rendere inquinate, quando noi stessi operiamo attivamente per il peggioramento della nostra esistenza? 

 

E dunque perché avere paura di ripetere quasi ossessivamente che il Signore è la nostra forza, che è il nostro Salvatore? Perché non aiutare la nostra debole fede bypassando il nostro cinismo, il nostro disfattismo ed affidandoci, come solo i bambini sanno fare? Per fare questo, non c’è bisogno degli inni di Taizé, ovviamente, ma è indispensabile lasciarsi andare con tutti noi stessi all’amore che riceviamo dal Signore, dunque non solo con la mente, ma anche con le nostre emozioni, con il nostro vissuto più profondo ed interiore. E per farlo dobbiamo pregare e non stancarci mai di farlo: nei momenti difficili, così come in quelli gioiosi, nella fatica e nella leggerezza, non dimenticando mai che il Signore è sempre al nostro fianco.

 

Cantando e pregando potremmo riappropriarci della forza che il Signore ci dona: seguiamo dunque il consiglio di Giacomo e lasciamoci guidare da Dio nei momenti facili e in quelli difficili, quando siamo al lavoro e quando siamo a casa, in famiglia e con gli amici, consapevoli che Lui e solo Lui è la nostra forza e salvezza. Amen.