
Riconoscere chi è Dio
Un giorno una parola – commento a Isaia 49, 23
Tu riconoscerai che io sono il Signore, che coloro che sperano in me non saranno delusi
Isaia 49, 23
Quando poi vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi del come e del che risponderete a vostra difesa, o di quello che direte; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento stesso quello che dovrete dire
Luca 12, 11-12
Care lettrici, cari lettori, scrivo questa meditazione recandomi in treno ad un incontro di preghiera del gruppo di Rinnovamento dello Spirito presso la parrocchia adiacente alla nostra chiesa. Sono stato invitato per conoscerci e provare ad avviare una forma di collaborazione. Ma, oltre a questo desiderio un po’ vago, avverto soltanto una mia automatica diffidenza: non siamo, dopotutto, incompatibili nei presupposti teologici, nello stile di pregare, nei canti, nel rapporto con la Scrittura?
Eppure, come risaputo, nella Bibbia c’è una dimensione che appartiene all’incalcolabile e all’ignoto, al di là di un quando futuro che sta oltre le nostre possibilità cognitive. Tu riconoscerai, assicura Dio alla comunità degli esuli attraverso il profeta Isaia, non la veridicità di una dottrina o un programma bensì di un’identità. Di una persona, un soggetto che si profila in un rapporto di fiducia personale. Quanti hanno sperato in lui ora vedranno, faranno esperienza della sua azione liberatrice e sapranno chiaramente chi è.
Similmente ai primi cristiani e alle prime cristiane perseguitate a causa della loro fiducia sarà detto come e cosa dire in un preciso momento di fronte ai loro detrattori: non esito di uno sforzo ma dono dello Spirito.
Chissà se anche dietro il sermone della vescova episcopale di Washington detto di fronte al neoeletto presidente Trump che ci ha colpito per la sua franchezza, non ci sia proprio l’intervento di quello Spirito, che sorprende ben al di là della nostra pigra e pavida immaginazione. Se ci fidiamo almeno un po’ di Lui. Amen.