Con Dio siamo capaci di resistere alle persecuzioni

Un giorno una parola – commento a II Timoteo 3, 11

 

La mano di Dio fu su di noi, e ci liberò

Esdra 8, 31

 

Paolo scrive: «Sai quali persecuzioni ho sopportate; e il Signore mi ha liberato da tutte»

II Timoteo 3, 11

 

Dall’inizio alla fine le Scritture parlano di un Dio che è “un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmo 46, 1). Mai nascondono il fatto che la vita personale e politica, individuale e sociale è difficile, “Nel mondo avrete tribolazione”, dice Gesù ai suoi, “ma fatevi coraggio; io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33).

 

Che noi possiamo farci coraggio è attestato da Esdra, da un lato, e dall’apostolo Paolo, dall’altro. Mentre iI primo era reduce dallo smembramento del suo popolo per mano dei babilonesi, il secondo era reduce dalle fatiche, dalle prigionie, dalle percosse che, scrivendo ai Corinzi, arriva persino ad elencare (II Cor 11, 22-29). Infatti, le persecuzioni sono sempre legate a circostanze particolarissime nonché alla sensibilità e alla sorte di ognuno e ognuna di noi. Come dimostrano i vangeli, Gesù  -l’uomo chiamato “Dio salva” – ci viene incontro nella specificità della nostra vita, perseguitate e perseguitati da forze tanto esterne quanto interne e molto spesso da una combinazione di tutt’e due.

 

Infatti, Dio ci libera da coloro che, presi anche loro nel vortice di dinamiche ingiuste, ci perseguitano. Ma ci libera anche dalla nostra coazione a ripetere comportamenti nocivi, le paure, le dipendenze, l’invida e la volontà di potere che intralciano il cammino nostro e quello degli altri. 

Esdra e Paolo riconoscono che, nella loro esperienza, la capacità di resistere alle persecuzioni e di uscirne senza esserne avviliti, non è dovuta alle proprie forze bensì a Dio. Ne testimoniano in modo che non solo la loro esperienza possa essere la nostra, ma che anche noi troviamo le parole per renderne testimonianza.

 

Amen.