Studenti permanenti 

Un giorno una parola – commento a Salmo 119, 2

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Ascolta “Un giorno una parola: 18 agosto” su Spreaker.

Beati quelli che osservano i suoi insegnamenti, che lo cercano con tutto il cuore

Salmo 119, 2

Chi dunque avrà violato uno di questi mini comandamenti e avrà insegnato agli uomini, sarà chiamato minimo nel regno dei cieli; ma chi li avrà messi in pratica e insegnati sarà chiamato grande nel regno dei cieli

Matteo 5, 19

A quanti piacerebbe esercitare il mestiere dello studente o della studentessa? Invece, trascorso il periodo scolastico-universitario, sulla carta d’identità accanto alla dicitura ‘professione’ ci sono indicazioni varie e diverse. In realtà nella vita esercitiamo davvero un’unica professione, quella di studiare. O almeno così dovrebbe essere. In una postura di umiltà e di mansuetudine che s’oppone all’arroganza e alla supponenza generali, e nel contempo di tenacia e perseveranza che non s’accontenta di risposte facile. È la postura che il Signore ci chiede in questo versetto del Salmo 119. Sembra contenuta un’ambivalenza, ma è apparente: da un lato la certezza di un Dio che si è dato a noi consegnandoci comandamenti, regole, insegnamenti utili al vivere personale e comunitario. Dall’altra la continua ricerca. Da un lato un Dio che si manifesta, si rivela e che ci dona la Torah, la quale, nella sua stessa etimologia, significa istruzione. Perciò il/la credente non è lasciato/a solo/a a se stesso/a poiché nelle Scritture trova indicazioni, una mappa di orientamento e, tuttavia, non può e non deve aspettarsi un ricettario per ogni occasione, un formulario schematico, concluso una volta per tutte. Osservo i suoi insegnamenti e, nel contempo, dunque, Lo cerco: studio e ricerca, anzi studio è ricerca. Dio è nella Torah, ma è anche oltre la Torah. La fede sta tutta in questa sete di ricerca, un desiderio di conoscenza che non è acquisizione di competenze teologiche, di un sapere libresco, di una dottrina definita. L’ebraismo ci insegna che studiare è interrogare. Che amare Dio, come ben è esemplificato nel Cantico dei Cantici, è non smettere di cercarlo, pieni di un desiderio sempre rinnovato e sempre insoddisfatto. Questo insegnamento di non-possesso è la base dell’anti-idolatria. Ed è base del dialogo con le altre fedi, ugualmente alla ricerca di un Dio più grande di tutte le manifestazioni con cui si è donato a noi. Amen.