Contro la crisi umanitaria in Nagorno-Karabakh

Cec e Kek chiedono la fine delle sofferenze della popolazione armena

«Noi del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek) siamo profondamente preoccupati per l’attuale situazione nel Nagorno-Karabakh. La difficile condizione dei cittadini armeni, invita tutti noi a esercitare nelle nostre pertinenti sfere di responsabilità il massimo sforzo per convincere l’Azerbaigian a rispettare gli ordini della Corte internazionale di giustizia per revocare immediatamente il blocco del Nagorno-Karabakh riaprendo il Corridoio Lachin». Si tratta dell’incipit della lettera che i due grandi organismi ecumenici hanno indirizzato ai vertici dell’Unione Europea.

La crisi umanitaria nell’enclave bloccata del Nagorno-Karabagh (Artsakh) sta degenerando in livelli tragici di esperienze con le privazioni e le sofferenze prolungate dei civili. «Siamo, quindi, spinti a sottolineare l’urgenza di trovare soluzioni alla crisi in atto. Ribadiamo le nostre precedenti dichiarazioni e posizioni sulla necessità di un’azione urgente e immediata da parte della comunità internazionale» prosegue il testo.

Il corridoio di Lachin è l’unica strada che collega la regione all’Armenia ed è bloccato da più di sette mesi, compromettendo gravemente le condizioni di vita di 120.000 persone, bambini compresi. Mancano cibo, medicine, elettricità e rifornimenti di carburante. I loro diritti umani fondamentali vengono violati ogni giorno di più.

«Abbiamo esortato l’Azerbaigian e altri attori a essere coinvolti nel processo di instaurazione della stabilità per compiere nuovi sforzi nell’immediata revoca del blocco riaprendo il corridoio Lachin per consentire il passaggio libero e sicuro dei civili, il trasporto senza ostacoli e

il

flusso di merci lungo di esso per garantire l’accessibilità dell’assistenza umanitaria per alleviare le sofferenze della popolazione armena dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

Il blocco sempre più inasprito continua a mettere la popolazione del Nagorno Karabakh in condizioni di grave deterioramento. Impedisce di promuovere il progresso verso la risoluzione delle questioni in sospeso tra l’Azerbaigian e l’Armenia dal loro accordo del 9 novembre 2020, nonché di affrontare in pieno le conseguenze legali, politiche ed etiche dell’atroce guerra del Nagorno-Karabakh del 2020».

Il Cec e la Kek esortano «l’Unione europea e l’intera comunità internazionale a intensificare immediatamente i loro sforzi e ad agire senza indugio per porre fine al blocco al fine di salvare la vita dei residenti dell’Artsakh e ripristinare e rispettare i loro diritti fondamentali e libertà.

A questo proposito, riteniamo che sia assolutamente necessario un passo nella direzione della normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian attraverso il dialogo.

Ribadiamo la nostra ferma convinzione che una pace duratura possa essere costruita solo sul genuino impegno di tutte le parti interessate nei negoziati che prendano sul serio il pieno rispetto di tutti i diritti umani e la libertà fondamentale di tutte le persone basata sulla fiducia e sul rispetto reciproci.

Continuiamo a sperare e pregare per la fine di questo blocco affinché prevalgano la pace, l’armonia e la giustizia».

La situazione appare in costante tragica evoluzione .