Luterani italiani: «Per Gaza giustizia, non vendetta»
La Celi denuncia l’occupazione, chiede giustizia e riconciliazione, invocando azione diplomatica, solidarietà concreta e memoria responsabile
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi) chiede la fine dell’occupazione di Gaza, il rispetto del diritto internazionale e un impegno concreto per la pace e la riconciliazione.
Questa la dichiarazione:
«In questi mesi il popolo di Gaza ha vissuto una condizione di assedio e sofferenza che ha sconvolto le coscienze di tutto il mondo. Nessuno di noi dimentica l’orrore del 7 ottobre 2023, né la complessità e le contraddizioni che la storia continua a portare alla luce.
Come Chiesa Luterana riconosciamo le responsabilità storiche che hanno attraversato l’Europa, in particolare quelle italiane e tedesche, nel tentativo di sterminio del popolo ebraico durante la Seconda guerra mondiale. Questa consapevolezza resta parte integrante della nostra identità e non può essere relativizzata dai fatti di oggi. Proprio questa memoria ci impedisce di accettare ogni banalizzazione, ogni riduzione a parallelismi che cancellano la complessità dei drammi umani e alimentano odio e paura.
Costruire società basate sulla paura genera un odio incontrollabile. Le Chiese, insieme alle istituzioni civili, hanno il dovere di contribuire a spezzare questa spirale. Non possiamo ridurre la discussione a un meccanismo di azione e reazione che giustifica la brutalità e il disprezzo del diritto. Come parte della società italiana ed europea abbiamo la responsabilità di maturare una visione diversa: Israele non troverà sicurezza nella ricerca continua di un colpevole, né il popolo palestinese potrà godere di “abbondanza di pace” (Salmo 72) in un contesto di occupazione e violenza.
La missione internazionale denominata Global Sumud Flotilla ha rappresentato uno spartiacque per l’opinione pubblica, mostrando la forza dell’empatia e della solidarietà concreta, oltre le parole. Migliaia di persone in Italia e milioni nel mondo hanno sostenuto e sostengono questo segno di resistenza civile. Anche noi, come Chiesa, siamo interrogati dalla capacità di tanti di superare l’immobilismo che spesso caratterizza le istituzioni, comprese quelle religiose.
Predicare non basta: è necessario praticare la Parola. Come ricorda Dietrich Bonhoeffer, le beatitudini del Sermone sul monte ci pongono davanti all’evento della riconciliazione del mondo con Dio in Cristo e ci affidano la responsabilità storica verso gli altri e le altre. La nostra fede non può ridursi a speculazione astratta, ma deve incidere concretamente nella società.
Per questo non ci limitiamo a generici appelli alla pace, ma chiediamo al Governo Italiano di unirsi con decisione alla pressione diplomatica internazionale affinché:
- cessi immediatamente l’occupazione della Striscia di Gaza da parte delle forze armate israeliane;
- siano riconosciute le violazioni del diritto internazionale e perseguiti i crimini di guerra;
- venga ripristinato il quadro delle regole e dei trattati internazionali, unica via per garantire giustizia e sicurezza a tutti i popoli.
Il nostro appello non dimentica il terrore del 7 ottobre, né altre azioni di reciproca violenza e terrorismo. Ma intende affermare che la giustizia possibile deve tornare ad essere concreta, efficace e condivisa, non vendetta.
Come ammoniva ancora Bonhoeffer aiutare chi è gravato da un peso non significa semplicemente toglierglielo, ma camminare insieme rendendo il carico sopportabile. In questa condivisione possiamo contribuire a ristabilire una giustizia che non sia vendetta, ma riconciliazione.
La Chiesa Evangelica Luterana in Italia continuerà a impegnarsi in questo cammino, ascoltando e sostenendo gli ultimi, e collaborando con le organizzazioni che promuovono pace, diritti e salute, a partire da Gaza».