Le chiese e la guerra a Gaza e Israele

Un report sugli incontri organizzati dal gruppo “Dalla parte di Abele”

 

Per la seconda volta il gruppo “DallapartediAbele” ha proposto un approfondimento sulla guerra a Gaza e Israele. Nel primo incontro del 27 giugno sono stati affrontati i temi dell’impatto di questa guerra sul diritto internazionale, del sionismo cristiano ed è stata ascoltata una voce ebraica per la pace. Il secondo incontro, il 24 luglio, ha voluto capire come le chiese protestanti estere hanno reagito a questi lunghi e drammatici dieci mesi di guerra. La prima relazione è venuta dal giornalista Claudio Geymonat che per Riforma segue le chiese estere e le grandi federazioni internazionali ecumeniche o confessionali. Abbiamo poi ascoltato la relazione di Luciano Kovacs che lavora per la Presbyterian Church (Pcusa) e ci ha raccontato le azioni e i documenti prodotti da quella chiesa. È emerso che l’operare e l’esprimersi sono strettamente intrecciati: i documenti delle chiese nascono da coinvolgimenti concreti sul campo a Gaza e in Israele. Inoltre la prospettiva in cui le chiese si collocano è quella di settant’anni di occupazione e non parte semplicemente dal massacro del 7 ottobre.

 

Il dibattito ha toccato due nodi significativi. Da una parte la questione della giustizia da ricercare come sola possibile base di una speranza di pace. Dall’altra il fatto che ormai abbiamo il sentimento che ci manchino le parole per descrivere quanto sta accadendo. L’orrore della violenza messa in campo il 7 ottobre da Hamas e poi dall’8 ottobre in avanti da parte del governo israeliano soffoca la denuncia, soffoca la capacità di compassione e vicinanza umana, fino a rendere noi che guardiamo da fuori “disumani”. Ci hanno colpito le azioni di accompagnamento e presenza di pace promosse ormai da decenni dal Consiglio ecumenico delle chiese. La volontà delle chiese protestanti francesi di incontrarsi ogni 8 del mese con i rappresentanti delle comunità ebraiche e musulmane a Parigi, per mantenere aperta sempre la comunicazione e la possibilità del dialogo: una scelta certamente non facile, che permette però di fare i conti con quell’antisemitismo cristiano nascosto che spesso trattiene le chiese dalla denuncia dei soprusi e delle violenze compiute da uno stato oppressore e nazionalista come quello di Israele.

 

Come non facile sarebbe il cammino di una riparazione delle memorie, sulla spinta di quella attuata in Sud Africa; perché ci sia riconciliazione è necessario che ognuno riconosca la propria colpa. In questa guerra le chiese estere, alcune con più coraggio altre più timidamente, riconoscono l’opera dell’imperialismo e del colonialismo. Così per esempio la Comunione mondiale di chiese Riformate (Wcrc) o l’Alleanza battista mondiale si appellano al diritto internazionale e alle convenzioni sul diritto nella guerra, ed esprimono solidarietà fattiva ai cristiani presenti nell’area. La Pcusa e la Wcrc hanno organizzato viaggi a Gerusalemme per incontrare chiese e associazioni e hanno prodotto dei materiali e dei video per le chiese: «venite a vedere, poi andate e raccontate» è il filo del progetto.

 

La complicità occidentale viene anche denunciata dal gruppo di cristiani palestinesi di “Kairos Palestine” in cui smaschera la doppia morale occidentale di fronte ai morti di una parte e dell’altra, di fronte alle violenze disumane di Hamas e a quelle in qualche modo giustificate in nome della sicurezza da parte di Israele. Ma dopo dieci mesi di devastazioni e bombardamenti le parole non ci bastano più. Vogliamo appoggiare la scelta dei giovani israeliani e delle giovani israeliane di sottrarsi alla chiamata militare, la loro obiezione di coscienza a caro prezzo come refusnik. E vogliamo riconoscere che il presente che viviamo è un passaggio sottile tra misericordia e indifferenza, e che la nostra fede è sfidata a cercare creativamente la pace sperata e promessa, radicata nell’agire e nelle parole di Gesù, Principe della pace, principio di una nuova umanità riconciliata e resa capace di vivere insieme su una stessa terra.

 

I due video degli incontri possono essere visualizzati sul canale youtube di “DallapartediAbele”.