Il sogno europeo

Domani 9 maggio si celebra la Giornata dell’Europa. Ne parliamo con Michele Vellano, docente di Diritto dell’Unione Europea e vice presidente del Centro Culturale Valdese

 

Il 9 maggio si festeggia l’Europa, ricorrenza che quest’anno assume particolare rilievo, a un mese esatto dal voto che rinnoverà il Parlamento europeo.

 

«Si ricorda la conferenza stampa che in quel giorno del 1950 tenne l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman. Fu l’occasione per uno straordinario e inaspettato annuncio: la volontà di creare una forma di cooperazione strutturata fra Paesi interessati in materia di produzione e gestione del carbone e dell’acciaio» ci racconta  Michele Vellano, professore ordinario di Diritto dell’Unione Europea nel Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino e vice presidente del Centro Culturale Valdese. Fu l’inizio del sogno-progetto di un’Europa unita.

 

Un percorso che si compone di vari passi: uno fu certamente la stesura della Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine, più nota come la “Carta di Chivasso” a opera anche dei valdesi Osvaldo Coïsson, Gustavo Malan, Mario Alberto Rollier e Giorgio Peyronel.

 

«Devo dire che la lettura o rilettura della “Carta” a distanza di tanto tempo sorprende ancora per l’intuizione di questi personaggi della Resistenza e del mondo valdese che compresero perfettamente come uno strumento di riequilibrio rispetto allo strapotere di uno Stato centrale, che poteva diventare particolarmente negativo e offensivo per le autonomie e anche per le minoranze, andasse cercato proprio fuori dallo Stato, nella collaborazione internazionale istituzionalizzata, quindi con la creazione di una entità sovrannazionale che riequilibrasse e per certi versi anche controllasse gli eccessi dello Stato. Il contributo di questi personaggi fu all’avanguardia e trovò sicuramente un punto di intesa con i concetti dei federalisti di allora, e quindi con Altiero Spinelli in particolare, con una logica molto anticipatoria».

 

Un contributo che ci riporta a Schuman, che nello specifico affermò che «l’Europa si sarebbe fatta per piccoli passi concreti e segnò in questa maniera la via funzionalista», continua Vellano. «Realizzazioni che passavano attraverso il mercato, attraverso il diritto di movimento delle persone, delle merci e dei capitali. Questa scelta per 70 anni ha dato grandi risultati ma allo stesso tempo non ha portato a quel salto di qualità nella definizione di uno stato confederale o federale che i federalisti ipotizzavano».

 

«Dal punto di vista degli equilibri politici ed economici l’Ue resta un mercato ricchissimo di 450 milioni di consumatori, e un attore fra i principali nel contesto degli scambi internazionali. Da un punto di vista militare l’Ue è sicuramente ancillare rispetto agli Stati Uniti da cui acquista quasi l’80% dei suoi armamenti. Dal punto di vista politico l’Ue rappresenta un unicum di convivenza pacifica fra gli Stati e di capacità di un’intesa fra loro a beneficio del benessere di loro cittadini, che non ha eguali o precedenti nel mondo, un modello da imitare sotto questo profilo. La sua capacità di esportarlo o di comunque suscitare emulazione altrove dipende molto dal clima generale che si respira in un dato momento storico. In una situazione non conflittuale è un modello vincente, e che molto ha fatto per la pacificazione in altre parti del mondo, in situazioni come quella di questi anni è un modello debole e poco efficace».

 

Resta la problematica di come raccontare l’Unione: «Con un approccio che riesca a far convivere la dimensione del sentimento, del cuore potremmo dire, senza però dimenticarci che c’è una dimensione operativa, meno intuitiva, che però è quella sulla quale si giocano in definitiva i reali benefici dell’integrazione. E faccio un esempio per tutti: la dimensione di regolazione attraverso direttive e regolamenti della questione della sostenibilità ambientale è spesso difficile da comprendere, se non proprio astrusa nei contenuti; ma i benefici che porta alla popolazione e alle future generazioni sono molto concreti e di altissimo profilo rispetto agli standard internazionali».

In definitiva questa Unione «Forse bisogna conoscerla un po’ meglio per quello che è, una creatura giuridica-economica, che conserva grandi ideali ma è anche fatta di decisioni concrete».