
Carceri, la Diaconia valdese: «sintonia con le parole del presidente Mattarella»
Presa di posizione dell’organo sociale della Chiesa valdese sulla drammatica situazione degli istituti di pena . Intanto crescono i numeri dei detenuti
In una dichiarazione firmata dal presidente della Diaconia valdese Daniele Massa viene espressa «piena sintonia con le recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica sulla drammatica situazione delle carceri italiane.
Le parole del Capo dello Stato, che denunciano l’emergenza sociale del sovraffollamento e dei suicidi e definiscono insostenibile la condizione delle prigioni, rappresentano un richiamo altissimo e non più eludibile per le istituzioni e per l’intera comunità nazionale».
Nelle parole di Sergio Mattarella – si legge ancora nel testo della Diaconia valdese – riecheggiano con forza le preoccupazioni che la Chiesa Valdese, nel quadro delle ripetute prese di posizione del Sinodo, esprime da tempo e che hanno dato vita ad un gruppo di lavoro che in questi ultimi mesi ha lavorato ad una piattaforma di riflessione ed azione condivisa che sottolinea:
- la drammatica situazione di sovraffollamento degli istituti di pena in Italia e la mancanza delle basilari condizioni per una vita dignitosa;
- la precaria condizione sanitaria all’interno degli istituti penitenziari e la mancanza di opportunità per accogliere in comunità terapeutiche le moltissime persone tossicodipendenti;
- il rischio che la detenzione si trasformi in un’esperienza priva di speranza e contraria al senso di umanità, in contrasto con i principi costituzionali.
Auspichiamo che questo lavoro di riflessione, coordinamento e denuncia della situazione possa contribuire alla mobilitazione delle coscienze rispetto ad un tema così rilevante nell’Italia di oggi».
Intanto il Garante nazionale delle persone private delle libertà ha pubblicato il report analitico sulla situazione dei penitenziari per gli adulti aggiornato al 30 maggio 2025.
Le persone detenute in Italia al 30 maggio 2025 sono 62.722. I posti regolarmente disponibili ammontano a 46.706 rispetto alla capienza regolamentare di 51.285, un divario di 4.579 posti) dovuto all’attuale inagibilità di diverse camere di pernottamento e in alcuni casi di intere sezioni detentive (come avviene presso la Casa Circondariale di Milano San Vittore. Nei primi dieci Istituti quelli con il più alto indice di sovraffollamento sono: la C.C. di Lucca con il 236,84%; la C.C . di Foggia con il 218,06%; la CC di Milano San Vittore con il 208,9; la C.C. di Brescia Canton Monbello con il 202,75%; la C.C. di Lodi con il 193,18%; la CC di Roma “Regina Coeli” con il 191,96%; la C.C. di Varese con il 190,57%; la C.C. di Como con ii 189,82%; la C.C. di Bergamo con il 187,42%; la C.C. di Chieti con il 187,34%.
A livello nazionale la criticità sovraesposta determina un indice di sovraffollamento del 134,29%. Sono 157 (pari all’ 83 %) gli Istituti con un indice di affollamento superiore al consentito e in 63 (pari al 33%) Istituti risulta pari e superiore al 150%
Inoltre, a riguardo, l’approfondimento su base regionale mostra una situazione disomogenea, per quanto la quasi totalità delle regioni (17) registrino un indice di affollamento superiore agli standard e solo 3 si collocano al di sotto della soglia regolamentare. Si evidenzia, infatti, un’estrema differenziazione: regioni quali la Puglia (170,72%), Lombardia (153,28%), Molise (153,20%), Friuli Venezia Giulia (152,53%), Basilicata (150%), Lazio (148,73%), Veneto (149,12), che mostrano un preoccupante indice di sovraffollamento, in buona parte determinato dal divario in negativo tra persone detenute presenti e posti regolarmente disponibili, e tale da dover necessariamente orientare in termini logisticamente mirati i preannunciati interventi legislativi in tema di edilizia penitenziaria, vieppiù considerandosi non praticabile una teorica, omogenea, distribuzione della popolazione carceraria su tutto il territorio nazionale, frapponendosi, innanzitutto, la primaria esigenza di salvaguardare la prossimità del collegamento tra detenuto e proprio nucleo familiare di provenienza che impedisce l’automatico trasferimento dei detenuti in regioni come la Valle d’Aosta il cui indice è del (76,44%), Sardegna ( 97,95%) e Trentino Alto Adige (97,06%).
In sintesi
Dallo studio emerge che l’indice di affollamento può essere certamente inteso come importante indicatore di riferimento di una potenziale criticità che continua ad affliggere il sistema penitenziario nel suo complesso.
Infatti, com’è noto, il fenomeno in rilievo è alla base della condanna dell’Italia da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo con la nota Sentenza Torreggiani e Altri c. Italia dell’8 gennaio 2013. Si ricorderà che alla fine del 2012 il numero delle persone detenute era stato di 65.701 all’epoca presenti nei 206 Istituti penitenziari, determinando un indice di affollamento pari al 139,67%. A seguito degli interventi normativi e dei rimedi assunti dal Governo e dal Parlamento per il superamento di quella condizione di criticità, alla fine dell’anno seguente la popolazione detenuta si era attestata a 62.536 con un indice di affollamento del 131%.
A distanza di oltre 12 anni da quella condizione limite, nell’ultima rilevazione del 30 maggio 2025 il dato relativo al numero della popolazione detenuta è nuovamente risalito e in modo preoccupante a 62.722, così come l’indice di affollamento che è del 134,29%.
Il sovraffollamento degli istituti penitenziari non può essere definito una emergenza ma piuttosto una costante del sistema penitenziario che solo in alcuni momenti ha subito una deflazione.
Le strutture penitenziarie sono ricettive al di sopra della loro capacità, ospitano un numero di detenuti che supera la capienza c.d. regolamentare creando precarietà nella vita quotidiana. L’ufficio del Garante ha da subito cercato di individuare quali fossero i possibili campi di risoluzione nella convinzione che la deflazione della presenza di un numero tanto elevato di persone ristrette deve essere obiettivo condiviso dagli interlocutori istituzionali che intervengono nella politica penitenziaria e nell’esecuzione penale.
Per tale ragione il dato numerico è stato analizzato in via preliminare rispetto alla “presenza delle persone detenute” e ai “posti regolarmente disponibili”, rapporto che determina in modo ufficiale il reale indice di sovraffollamento degli istituti. ( Cfr. Tabella n. 2).
A ciò, dall’analisi si è potuto verificare che l’incremento del numero dei detenuti è dovuto agli ingressi in carcere in esecuzione di provvedimenti passati in giudicato. Questo dato impone qualche riflessione prima fra tutte quella sulla durata del processo in assenza di misure cautelari restrittive, e di seguito la possibilità, in presenza dei presupposti previsti, per l’ammissione a misure alternative alla detenzione.
A tal proposito un’attenzione particolare va data proprio al necessario potenziamento al ricorso alle misure alternative se si valuta la presenza in carcere di persone che per pena inflitta o per residuo di pena da 0 a 3 anni che potrebbero accedere all’esecuzione penale esterna – in presenza dei presupposti di legge.
Non può non evidenziarsi che il sistema sanzionatorio deve potenziare l’implementazione di percorsi intra e extra moenia di giustizia riparativa, in particolare per i reati di minore gravità, che incidano sui processi di responsabilizzazione dell’autore del reato e contestualmente alleggeriscano il sistema penitenziario.
È necessario un approccio integrato che congiunga la riforma del sistema penale, l’espansione delle misure alternative e un forte impegno verso la rieducazione e il reinserimento sociale delle persone detenute, questo potrebbe contribuire significativamente a risolvere, in parte, il problema del sovraffollamento.
La gestione della sicurezza nelle strutture penitenziarie rappresenta una questione complessa. In alcune situazioni, la mancanza di personale il clima deteriorato da condizioni strutturali e gestionali complesse possono comportare situazioni di tensione all’interno degli istituti.
È questa l’occasione per sottolineare quanto incida sulla qualità delle strutture la carenza del personale di polizia penitenziaria ma anche di altri operatori appartenenti al comparto funzioni centrali – funzionari giuridico pedagogici , funzionari contabili amministrativi.
Ciò nonostante, e in costanza delle criticità strutturali evidenziate, si deve rilevare quanto lo sforzo degli operatori tutti, segni la differenza nell’adeguamento del trattamento agli standard previsti per legge.