
John Collins, dal Bronx a Comiso
È mancato il pastore metodista statunitense, un caro amico delle chiese evangeliche italiane e instancabile uomo di pace
A fine gennaio ci ha lasciato, a 95 anni, il pastore metodista americano John Collins. Negli anni ‘80 era stato uno dei principali sostenitori dell’impegno pacifista delle chiese evangeliche in Italia e, in particolare, aveva sostenuto l’azione del Centro di Documentazione e di Iniziative per la Pace di Catania. Nel 1982 aveva guidato una delegazione di pacifisti americani che comprendeva, tra gli altri, il rev. Jim Lawson, uno dei più stretti e geniali collaboratori di Martin Luther King.
Il rapporto di Collins con l’Italia, tuttavia, è antecedente agli anni ’80 perché , ancora giovane pastore, aveva svolto il suo ministerio in un quartiere di New York densamente abitato da italiani, alcuni dei quali metodisti immigrati dal Mezzogiorno.
Formatosi presso il celebre Union Theological Seminary di New York, Collins aveva fondato lo Student Interracial Ministry, uno dei primi e contestati esperimenti di “integrazione” tra comunità cristiane di bianchi e di neri che vivevano rigidamente divise, anche durante il culto della domenica mattina, in quell’ora che King definì “la più segregata” d’America. Erano gli anni del civil rights movement e Collins partecipò a diversi “kneel in”, una originale forma di protesta che consisteva nell’inginocchiarsi insieme, bianchi e neri, in chiese riservate esclusivamente ai bianchi. Per quanto teologicamente ineccepibile, la pratica dell’inginocchiarsi insieme, bianchi e neri, contraddiceva le norme sulla segregazione. Da qui la denuncia e l’arresto, sia pure per qualche giorno soltanto, di coloro che adottavano questa pratica di “disobbedienza civile”, e tra questi ci fu anche John Collins.
Negli anni del suo ministerio ad East Harlem e nel Bronx si occupò di questioni sociali, in particolare di poveri e senza tetto, collaborando alla realizzazione di grandi iniziative di edilizia pubblica e a basso costo. Gli anni ’80 furono quelli di un grande impegno pacifista all’interno di Clergy and Laity Concerned, un’organizzazione nata ai tempi della guerra del Vietnam, fortemente sostenuta da Martin Luther King. Oltre che con il gruppo di giovani che operava tra Comiso e Catania, che per parte evangelica era coordinato dal futuro pastore Bruno Gabrielli, Collins mantenne rapporti con il metodismo italiano e sviluppò una solida amicizia con i pastori Sergio e Massimo Aquilante – citati nelle memorie pubblicate qualche anno fa – anche partecipando a un campo invernale a Ecumene nel 1982. In quegli anni i rapporti di Collins con l’Italia furono particolarmente stretti anche grazie all’impegno di Francis Rivers, allora in Sicilia nel quadro di un progetto di “missionariato” giovanile della Chiesa Metodista Unita degli USA, e poi pastore presbiteriano e direttore esecutivo dell’American Waldensian Society. Nel 2006, in occasione dei Centenario dell’American Waldensian Society, Collins ricevette un riconoscimento per il suo lungo impegno e il sostegno alla testimonianze per la giustizia e la pace delle chiese evangeliche italiane e del Rio de la Plata.
Negli ultimi anni, ormai in pensione, John ha fatto volontariato come insegnante ai detenuti nelle carceri di New York.
John lascia, oltre a due figlie, la moglie Sheila, un’accademica con importanti esperienze politiche, tra cui la partecipazione alla campagna elettorale del reverendo nero Jesse Jackson in occasione delle elezioni presidenziali del 1984. Ci lascia un caro amico delle chiese evangeliche italiane ma, soprattutto, un testimone di una stagione particolarmente ricca e vivace delle relazioni ecumeniche internazionali e della testimonianza evangelica per la giustizia e la pace.