Chi cerca trova
Un giorno una parola – commento a Matteo 7, 8
Poi i figli d’Israele torneranno a cercare il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, e ricorreranno tremanti al Signore e alla sua bontà, negli ultimi giorni
Osea 3, 5
Chiunque chiede riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi bussa
Matteo 7, 8
Il Vangelo secondo Matteo non è, in termini cronologici e storici, il primo dei nostri quattro Vangeli canonici, ma un racconto presentato come un libro che cerca di proporre una narrazione completa dagli inizi della vita di Gesù (Mt 1) fino al suo ultimo mandato conferito ai suoi discepoli (Mt 28). In questo senso il Vangelo secondo Matteo è in realtà già molto diverso rispetto al primo Evangelo scritto, ovvero quello di Marco, il quale presenta la vita e l’opera di Gesù in maniera molto più breve e rapida e anche per certi aspetti in modo molto più frammentario.
La particolarità del racconto evangelico di Matteo sta nella presentazione di cinque discorsi disseminati lungo il racconto: il “Discorso della montagna”, il “Discorso missionario”, il “Discorso parabolico”, il “Discorso sulla chiesa”, il “Discorso apocalittico”. Il Gesù nel Vangelo di Matteo è presentato come un saggio dottore della legge, un maestro di vita che non solo agisce come un terapeuta e taumaturgo tra la gente emarginata e bisognosa del suo tempo, dando esempi concreti delle proprie capacità con guarigioni e miracoli, ma come un vero e nuovo legislatore, che ha anzitutto qualcosa particolare da dire, da insegnare e da tramandare alle generazioni future.
Il suo insegnamento è proprio quello che lo distingue e lo caratterizza come educatore di coloro, che sono chiamati da lui non solo ad ascoltare le sue parole o ad ammirare le sue azioni, ma che vengono da lui indirizzati in prima persona e incaricati a proseguire attivamente il cammino iniziato insieme. Il Vangelo secondo Matteo è quindi non solo un racconto tra gli altri sulla vita di Gesù, ma una vera e propria catechesi in forma narrativa, contenente le istruzioni per l’uso della comunità cristiana che sta leggendo il testo.
Il detto in Matteo 7,8 che è diventato anche un famoso proverbio popolare, sembra essere in netto contrasto con l’insegnamento di Gesù nel suo discorso parabolico circa le dieci giovani ragazze di Matteo 25, 1-13. L’immagine della porta definitivamente chiusa comunica che il regno dei cieli è per chi ha tenuto sempre e in modo personale accesa la lampada della propria ricerca nella fede, che va tenuta e curata individualmente. La fede non viene intesa come un dono facilmente interscambiabile o trasferibile: “Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la tua corona” (Apocalisse 3, 11).