Voi, non temete!

Un giorno una parola – commento a Matteo 28, 5-6

Non temere, perché tu non sarai più confusa; non avere vergogna, perché non dovrai più arrossire

Isaia 54, 4

 

Lʼangelo si rivolse alle donne e disse: «Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, perché è risuscitato come aveva detto»

Matteo 28, 5-6

 

Testimoni della morte e della sepoltura di Gesù erano delle donne. Non i suoi discepoli, non Pietro, che scompare dalla scena dopo aver rinnegato Gesù nel cortile del Tempio, non gli altri, che erano scappati ancora prima. Se abbiamo una testimonianza trasmessa della morte e del frettoloso seppellimento di Gesù, la dobbiamo soltanto, secondo lʼevangelista Matteo, ad alcune donne che non scappano.

 

Due giorni dopo si recano al sepolcro, chiuso e sorvegliato. Ma un angelo del Signore, con fragore di terremoto, rotola via il macigno che chiudeva lo speco della roccia. Lo spavento degli uomini di guardia è tale che essi cadono a terra svenuti. L’angelo sfolgorante di bianco si rivolge alle donne, esortandole a non aver paura, comʼera invece accaduto alle guardie. Dio è intervenuto e ha rovesciato la sorte del crocifisso – questo è il messaggio dellʼangelo alle donne, il messaggio che cambia tutto. Là dove la sapienza umana termina, là dove la forza umana si dimostra impotente, là dove la speranza stessa dell’essere umano si arrende, Dio interviene. Quando i nemici del giusto pensano di averlo vinto e screditato definitivamente, Dio si dichiara a favore del suo unto e lo salva. Lʼagire di Dio, il compiersi del suo piano di salvezza, atterrisce chi si oppone al suo volere, ma rallegra chi ha creduto in lui fino allʼultimo, anche contro ogni evidenza, dandogli di che gioire.

 

Difronte alla nostra umanità, ormai preda del panico e della follia – il cui vero nome è morte – lʼesortazione dellʼangelo a quelle donne: «Voi, non temete!», e il messaggio loro affidato, che Dio ha rovesciato la ingiusta e vergognosa sorte del crocifisso, facendolo risorgere per rendere così giustizia a lui e a chiunque in lui abbia creduto, è lʼappello che Dio ci rivolge ancora oggi a non lasciarci sopraffare dalla paura, e a farci invece coinvolgere nella sua sublime e gioiosa follia – di tuttʼaltro segno di ogni nostra follia – e i cui veri nomi sono grazia, amore e vita in lui, per tutta lʼumanità. Amen.