In cammino sulla via della croce e resurrezione – Uno dei due malfattori

Da mercoledì fino a domenica di Pasqua vi proponiamo 5 ritratti di alcuni personaggi che hanno incontrato Gesù sulla via della croce e dopo la resurrezione

 

Questi ritratti evocativi – in prima persona – sono a cura del pastore Alessandro Esposito e fanno parte delle note bibliche da lui preparate per la rivista «La Scuola domenicale» del Servizio istruzione ed educazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Non potendo essere inseriti sulla rivista per ragioni di spazio, il SIE ha generosamente condiviso con Riforma.it questo materiale che, con gratitudine, mettiamo a disposizione dei lettori e lettrici.

 

 

UNO DEI DUE MALFATTORI

 

(cfr. Luca 23, 33-43)

33 Quando furono giunti al luogo detto «il Teschio», vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l’altro a sinistra.
34 Gesù diceva: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Poi divisero le sue vesti, tirandole a sorte.
35 Il popolo stava a guardare. E anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: «Ha salvato altri, salvi se stesso, se è il Cristo, l’Eletto di Dio!» 36 Pure i soldati lo schernivano, accostandosi, presentandogli dell’aceto e dicendo: 37 «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso!»
38 Vi era anche questa iscrizione sopra il suo capo: QUESTO È IL RE DEI GIUDEI.
39 Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!» 40 Ma l’altro lo rimproverava, dicendo: «Non hai nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? 41 Per noi è giusto, perché riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni; ma questi non ha fatto nulla di male». 42 E diceva: «Gesù, ricòrdati di me quando entrerai nel tuo regno!» 43 Ed egli gli disse: «Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso».

 

Quando mi catturarono fu a tradimento: vennero di notte e ci sorpresero nel nascondiglio dove ero solito trascorrere le notti con i miei compagni. Tendevamo imboscate alle pattuglie romane di stanza a Gerusalemme, e buona parte del popolo stava dalla nostra parte e ci incoraggiava a continuare: molti erano ormai esasperati e speravano che le nostre azioni, a lungo andare, potessero contribuire a liberare Israele dal giogo dell’oppressore. Quella notte, però, l’imboscata la fecero a noi: molti, complici le tenebre, riuscirono a dileguarsi; ma io e uno dei miei compagni cademmo nella loro rete. E il risveglio, quando ancora l’alba non si profilava all’orizzonte, fu brusco anche riguardo alle illusioni che, a lungo, avevamo cullato.

 

La loro sadica soddisfazione fu esporci al pubblico ludibrio, trascinandoci lungo i vicoli di Gerusalemme gravati dal peso delle croci che ci avevano messe sulle spalle, e alle quali, di lì a poco, avrebbero appeso i nostri corpi sviliti e martoriati. Sapevano come sottoporci a umiliazione, i romani: e tutta la crudeltà che riversarono su di noi non era che una chiara ripicca per i gesti che avevamo compiuto ai loro danni.

 

Lungo le strade strette e affollate della città santa ci precedevano due uomini: non compresi bene se li avrebbero giustiziati entrambi insieme con noi, perché non vedevo che una croce, portata in spalla dal più robusto dei due. Così, su due piedi, non mi parve di riconoscerli: non mi sembravano tra quelli che, insieme con noi, mettevano in atto piccole scaramucce per infastidire la soldataglia romana.

 

Poi, giunti sulla collina delle esecuzioni, vidi uno dei due allontanarsi; mi parve triste e pensoso: chissà, forse conosceva l’amico che adesso stavano appendendo al legno. Io mi trovo adesso alla sua sinistra, come lui impotente e umiliato: non riesco ancora a credere che stia finendo in questo modo, anche se, in realtà, si tratta di un epilogo possibile, forse persino prevedibile. Il compagno che hanno catturato insieme con me, letta l’iscrizione che campeggia sopra la testa di quest’uomo all’apparenza mite, lo esorta adesso a tener fede al suo titolo, liberando sé stesso e noi.

 

Ma io, in cuor mio, avverto che quell’uomo è sì re, ma di un regno che non vedrò compiersi annunciato dall’incedere delle armi: me lo dicono il suo sguardo e il suo silenzio. Mi sorprende che non abbia nulla da dire a sua discolpa, e di lì arguisco con i sensi che è innocente. Intimo dunque al mio compagno di tacere e di comprendere come, insieme con noi, stiano per giustiziare un uomo integro.

 

Avverto d’improvviso la vanità dei progetti a cui mi sono dedicato, e li vedo svanire sotto le palpebre che, di qui a poco, si chiuderanno per non più schiudersi. Mi volto verso di lui e imploro quella misericordia che mi è stata negata da un nemico giustamente irato. E lui, in tutta risposta, mi dice – occhi negli occhi – che resteremo insieme, sin oltre la morte. E mentre i miei occhi si chiudono, quelle parole suonano lievi, come carezza e balsamo, sulla mia esistenza ferita.

 

Puntate precedenti:

In cammino sulla via della croce e resurrezione

 

In cammino sulla via della croce e resurrezione – Pietro

 

 

 

In cammino sulla via della croce e resurrezione – Simone di Cirene