In cammino sulla via della croce e resurrezione

Da oggi fino a domenica di Pasqua proporremo 5 ritratti di alcuni personaggi che hanno incontrato Gesù sulla via della croce e dopo la resurrezione

 

Questi ritratti evocativi – in prima persona – sono a cura del pastore Alessandro Esposito e fanno parte delle note bibliche da lui preparate per la rivista «La Scuola domenicale» del Servizio istruzione ed educazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Non potendo essere inseriti sulla rivista per ragioni di spazio, il SIE ha generosamente condiviso con Riforma.it questo materiale che, con gratitudine, mettiamo a disposizione dei lettori e lettrici.

 

 

GIUDA

(cfr. Luca 22, 1-23; 47-48)

1 La festa degli Azzimi, detta la Pasqua, si avvicinava; 2 e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di farlo morire, ma temevano il popolo.
3 Satana entrò in Giuda, chiamato Iscariota, che era nel numero dei dodici. 4 Egli andò a conferire con i capi dei sacerdoti e i capitani sul modo di consegnarlo nelle loro mani. 5 Essi si rallegrarono e pattuirono di dargli del denaro. 6 Egli fu d’accordo e cercava l’occasione buona per consegnare loro Gesù di nascosto alla folla.

 

7 Venne il giorno degli Azzimi, nel quale si doveva sacrificare la Pasqua. 8 Gesù mandò Pietro e Giovanni, dicendo: «Andate a prepararci la cena pasquale, affinché la mangiamo». 9 Essi gli chiesero: «Dove vuoi che la prepariamo?» 10 Ed egli rispose loro: «Quando sarete entrati in città, vi verrà incontro un uomo che porta una brocca d’acqua; seguitelo nella casa dove egli entrerà. 11 E dite al padrone di casa: “Il Maestro ti manda a dire: ‘Dov’è la stanza nella quale mangerò la Pasqua con i miei discepoli?’”. 12 Ed egli vi mostrerà, al piano di sopra, una grande sala ammobiliata; qui apparecchiate». 13 Essi andarono e trovarono com’egli aveva detto loro e prepararono la Pasqua.


14 Quando giunse l’ora, egli si mise a tavola, e gli apostoli con lui. 15 Egli disse loro: «Ho vivamente desiderato di mangiare questa Pasqua con voi, prima di soffrire; 16 poiché io vi dico che non la mangerò più, finché sia compiuta nel regno di Dio». 17 E, preso un calice, rese grazie e disse: «Prendete questo e distribuitelo fra di voi; 18 perché io vi dico che ormai non berrò più del frutto della vigna, finché sia venuto il regno di Dio».
19 Poi prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me». 20 Allo stesso modo, dopo aver cenato, diede loro il calice dicendo: «Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue, che è versato per voi. 21 «Del resto, ecco, la mano di colui che mi tradisce è con me sulla tavola. 22 Perché il Figlio dell’uomo, certo, se ne va, come è stabilito; ma guai a quell’uomo per mezzo del quale egli è tradito!». 23 Ed essi cominciarono a domandarsi gli uni gli altri chi mai, tra di loro, sarebbe stato a fare questo.

47 Mentre parlava ancora, ecco una folla; e colui che si chiamava Giuda, uno dei dodici, la precedeva, e si avvicinò a Gesù per baciarlo. 48 Ma Gesù gli disse: «Giuda, tradisci il Figlio dell’uomo con un bacio?».

 

Avevo camminato a lungo con lui, percorrendo al suo fianco i sentieri impolverati della nostra Galilea. Insieme, avevamo accarezzato volti e sguardi di contadine e pescatori: gente semplice, segnata dalla fatica e gravata dal peso messo loro sulle spalle da quanti ne sfruttavano la miseria. L’avevo sempre creduto sensibile a quel dolore: mi era sempre parso attento a quelle storie segnate dall’ingiustizia. Ricordo le sue parole, a dipingere i tratti di un Regno che avrebbe finalmente ristabilito l’equità per quanti ne erano stati privati con l’inganno e il sopruso: non mi aveva soltanto convinto, mi aveva letteralmente avvinto quel suo modo di annunciare la venuta di un mondo più giusto, dove l’oppresso non avrebbe più patito il giogo dell’oppressore e la dignità sarebbe tornata ad essere un diritto.

 

Poi, con il tempo, mi era parso che titubasse: alle sue parole vibranti erano seguiti slanci improntati alla misericordia, anche verso quanti, di certo, non l’avrebbero meritata. Mi resi conto che il Dio che annunciava possedeva tratti di tenerezza che poco si accordavano con quel programma rivoluzionario che mi ero illuso che condividessimo. Allora, mi feci via via più schivo: cercavo di evitare il suo sguardo, perché la sua indulgenza aveva preso a infastidirmi. «È troppo molle» – pensai – «e il Regno che annuncia non è abbastanza radicale: non è questo che serve a chi giace oppresso».

 

Quando ci recammo insieme a Gerusalemme, compresi ancor meglio come i nostri propositi fossero ormai distanti. Mi recai presso i sommi sacerdoti e feci ciò che, credevo, andasse fatto: consegnare alla morte chi aveva tradito la causa che inizialmente avevamo condiviso. Non c’era spazio per entrambi: quel Regno di cui parlava trasudava una misericordia di cui i nostri oppressori avrebbero riso, prendendosi, una volta ancora, gioco di noi. Compresi di non avere alternative: dovevo consegnarlo, se non intendevo consegnare i miei sogni di libertà e di giustizia.

 

Fu dopo che mi colse come un fremito: l’ira che mi aveva mosso d’improvviso scomparve per far posto a un vuoto che mi lasciò sgomento. Che cosa avevo fatto? A quale impulso avevo mai ceduto? Faticai a riconoscermi nel gesto risoluto del mio tradimento e piansi lacrime mute e amare in cuor mio.

 

Oggi so che quella stessa misericordia che mi era parsa indigesta, Gesù la usò nei confronti miei e del mio gesto: non mi serbò rancore; ne fu soltanto, come me, amareggiato, poiché vi lesse il tradimento di un amico. Fu il mio bacio a ferirlo: e ancora tremano, al ricordo, le labbra; quelle stesse con cui oggi provo a narrare il ricordo di lui e il dolore che, quando affiora, mi divampa in petto.