Myanmar. Pastore battista ucciso da sicari

Nammye Hkun Jaw Li, membro della Convenzione Battista Kachin, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco nel suo negozio da tre aggressori non identificati

 

Il 18 marzo scorso il pastore battista Nammye Hkun Jaw Li – membro della Convenzione Battista Kachin – è morto a seguito di ferite da arma da fuoco alla testa e all’addome. Da quanto si apprende su UCA News, la morte del pastore ha intensificato le preoccupazioni nel Kachin, uno stato già devastato dalla violenza dopo il colpo di stato militare del 2021, noto anche come Tatmadaw.

Li non era solo un leader religioso ma anche una figura di spicco nelle proteste antimilitari locali e nelle iniziative comunitarie contro l’abuso di droga. Era coinvolto con la Convenzione Battista Kachin (KBC) e il gruppo antidroga Pat Jasan a Kachin.

 

In lutto per la sua perdita, la sua famiglia – la moglie con i tre figli – e i residenti locali hanno chiesto giustizia, anche se non hanno idea su chi possa essere responsabile dell’attacco, riferisce sempre UCA News.

Dopo la presa del potere militare, nello stato Kachin si sono verificati numerosi decessi e sfollamenti. L’area, con una significativa popolazione cristiana, ha visto le tensioni religiose intrecciarsi con i conflitti politici.

 

L’arresto e la successiva incarcerazione da parte dei militari di Hkalam Samson, altro leader battista di primo piano, testimoniano i rischi che i leader delle comunità religiose affrontano a Kachin. Samson è stato arrestato per ordine dei militari il 4 dicembre 2022. È stato accusato di avere stretti legami con l’Esercito per l’indipendenza Kachin (KIA), un’importante organizzazione ribelle ed è stato condannato a sei anni di reclusione il 7 aprile dello scorso anno.

Le azioni dell’esercito nazionalista buddista contro i cristiani sono state particolarmente aggressive, con accuse di sostegno a gruppi ribelli.

Il contesto del conflitto in Myanmar rivela una situazione di gravi violazioni dei diritti umani, in particolare nelle aree a maggioranza cristiana come il Kachin. Il bombardamento da parte dei militari di un campo di sfollati interni nell’ottobre 2023, che ha provocato significative vittime civili, esemplifica le tattiche brutali impiegate.

 

La comunità internazionale ha messo sotto esame l’esercito del Myanmar per la sua incessante repressione nei confronti dei civili, soprattutto nelle regioni con una forte presenza cristiana. La violenza in corso nel Kachin, caratterizzata da azioni sia militari che ribelli, continua a destabilizzare lo Stato, colpendo migliaia di vite e alterando il tessuto sociale di questa regione travagliata.

Lo scorso settembre, il blocco regionale dell’Associazione delle nazioni del sud-est asiatico ha votato per rimuovere il Myanmar dalla sua presidenza prevista per il 2026, optando invece per le Filippine.

 

Sebbene la maggioranza della popolazione del Myanmar sia di etnia birmana e buddista, il paese ospita diverse comunità etniche e religiose. Circa il 20-30% dell’etnia Karen è cristiana, e nello Stato Chin, dove la maggioranza della popolazione è cristiana, l’esercito trova un ambiente ricco di obiettivi per le sue operazioni.

La persecuzione di lunga data ha portato molti a fuggire dal Myanmar, cercando rifugio nei paesi vicini come India e Thailandia. Alcuni si sono addirittura reinsediati negli Stati Uniti e in Australia. Tuttavia, molti rimangono nei campi profughi vicino al confine con il Myanmar, affrontando sofferenze e incertezze per il futuro.