Il Consiglio di chiese cristiane degli Stati Uniti interviene sulla guerra in Medio Oriente

«Bene le indagini per evitare una tragedia umanitaria. Serve un cessate il fuoco immediato»

 

Il Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti nella propria periodica riunione si è trovato a ragionare anche sulle vicende in Medio Oriente.

 

Il Consiglio, si legge in una nota, «ha ricevuto l’annuncio della sentenza della Corte Internazionale di Giustizia (Icj), che ordina a Israele di adottare misure per prevenire il genocidio nella sua guerra contro Hamas e di garantire la fornitura di aiuti umanitari ai palestinesi in Gaza, con apprezzamento pieno di angoscia e profonda preoccupazione. Apprezzamento per il riconoscimento da parte di questa massima corte delle Nazioni Unite (ONU) dei pericoli che potrebbero derivare dalle ostilità; preoccupazione che la Corte non abbia richiesto un cessate il fuoco immediato, nonostante il crescente allarme nella comunità internazionale per il deterioramento della situazione a Gaza». Il riferimento è alla nota sentenza della Corte Internazionale emessa venerdì 28 gennaio nel caso Sud Africa contro Israele.

 

«Alla luce di ciò che molti, incluso il Consiglio di chiese cristiane, considerano la risposta militare sproporzionata di Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, che ha portato all’uccisione di più di 1.200 israeliani insieme alla cattura di più di 240 ostaggi, ci siamo costantemente espressi, da soli e con i partner, contro questi atti. Continuiamo a chiedere il rilascio immediato degli ostaggi. Tuttavia, è devastante che tra la popolazione palestinese di Gaza si siano verificati più di 27.000 morti, migliaia dei quali bambini. L’obiettivo legittimo di sradicare la leadership di Hamas per prevenire un altro attacco a sorpresa non giustifica il massacro di innocenti» prosegue la nota.

 

L’NccUsa ha chiesto a più riprese un cessate il fuoco, la fine delle uccisioni, della migrazione forzata e la limitazione dell’accesso agli aiuti umanitari. «Temiamo che questi atti possano equivalere ad una pulizia etnica e possano addirittura essere un genocidio, se non nelle intenzioni, almeno nei risultati».

«Siamo seriamente preoccupati per la perdita di vite umane, l’escalation di violenza in tutto il Medio Oriente, gli ostaggi ancora detenuti e l’aggravarsi della crisi umanitaria. Proprio come ricordiamo le orribili atrocità del passato, dobbiamo riconoscere la devastazione che si sta verificando a Gaza proprio ora», ha dichiarato la presidente e segretaria generale dell’ Ncc, la vescova Vashti Murphy McKenzie.

 

«Incoraggiamo gli sforzi di collaborazione che riflettono un’adeguata gestione delle risorse e ci uniamo ad organizzazioni che la pensano allo stesso modo per sostenere la pace a Gaza e in tutta la nostra famiglia globale. Questa guerra non può diffondersi a livello globale. Deve esserci un cessate il fuoco», ha affermato la vescova Teresa E. Snorton, Presidente del consiglio di amministrazione dell’Ncc.

 

Il Consiglio nazionale di chiese cristiane statunitensi sta conducendo un grande sforzo lungo tutto il mese di febbraio, l’iniziativa “Pilgrimage for Peace” “Pellegrinaggio per la Pace”, per invitare il governo degli Stati Uniti a sfruttare la sua influenza per raggiungere lo stesso fine. L’Ncc si sta unendo con Faith for Black Lives, Rabbis for Ceasefire, Hindus for Human Rights, Pennsylvania Chapter del Council on American-Islamic Relations (CAIR-Philadelphia), Rainbow/PUSH Coalition, Black Church Center for Justice and Equality, Until Freedom, Kairos Center, Freedom Church of the Poor e altri per un viaggio di trasformazione e giustizia, a piedi dall’Independence Hall di Filadelfia, Pennsylvania, alla Casa Bianca a Washington, dal 14 al 21 febbraio.

«L’Ncc piange le vite perse da entrambe le parti e durante la tragedia in corso a Gaza. Continueremo a vigilare, pregare e incoraggiare i nostri partner a muoversi con urgenza per dare priorità alla fine di questa guerra» chiude il comunicato.

 

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