Ribaltata la prima sentenza. Per Mimmo Lucano cadono quasi tutte le accuse

L’ex sindaco di Riace era accusato di vari reati. Resta in piedi un accusa minore. Ma il modello di accoglienza che aveva fatto scuola nel mondo è stato intanto smantellato

Mimmo Lucano, a lungo agli arresti domiciliari e condannato a tredici anni e due mesi dal tribunale di Locri, con una sentenza nella cui motivazione si leggono anche pesanti giudizi etici (un “falso innocente» che avrebbe agito con una «logica predatoria delle risorse pubbliche» per soddisfare «appetiti di natura personale, spesso declinati in chiave politica») come ricorda sul sito di Articolo21 Giuseppe Salmè, già magistrato e presidente di sezione della Corte di cassazione, ha visto ieri la Corte d’appello di Reggio Calabria assolvere i suoi coimputati (salvo uno) e ridurre drasticamente la condanna a un anno e sei mesi di reclusione.

L’ex sindaco di Riace era accusato di diversi reati. Il più grave era quello di essere il promotore di un’associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita dei fondi destinati ai progetti di accoglienza delle persone migranti. Tra i reati contestati dalla Procura generale all’ex sindaco di Riace anche la truffa aggravata, abuso d’ufficio, diversi falsi e un peculato. Tutti reati caduti in appello, tranne un falso. «Da quel che si può capire dal dispositivo letto oggi in udienza – commenta Salmè, la condanna dovrebbe riguardare un episodio di abuso d’ufficio per l’affidamento del servizio di raccolta di rifiuti. Un reato che a detta del Ministro della giustizia andrebbe abolito perché inutile e fonte di ritardi e costi processuali (9 condanne su 5.000 processi penali). L’indagine, nata da ispezioni al Comune di Riace disposte dal Prefetto di Reggio Calabria dell’epoca (successivamente nominato da Salvini capo del dipartimento libertà civili e immigrazione del Viminale) e da indagini della Guardia di Finanza, non ha retto al vaglio del giudizio della Corte d’appello. La difesa di Lucano, sostenuta dagli avvocati Andrea Daqua e Giuliano Pisapia, aveva sostenuto, oltre ad alcuni plateali errori delle indagini (un’intercettazione erroneamente trascritta dalla polizia giudiziaria), l’inconsistenza del quadro probatorio dell’accusa e questa linea è stata evidentemente condivisa dalla Corte. Ma insieme all’accusa giuridica necessariamente dovrebbero essere caduti anche i giudizi morali negativi e le feroci critiche al modello di accoglienza realizzato da Lucano. Il “modello Riace” conosciuto e apprezzato nel mondo, sia nelle aule universitarie che nelle più diverse tribune mediatiche».

Anche le chiese evangeliche sono rimaste al fianco di Lucano e del modello Riace. A poco più di due mesi dall’arresto dell’ottobre 2018, il 21 dicembre la Federazione delle chiese evangeliche in Italia firmava con Lucano e altri attori impegnati nel soccorso e nell’accoglienza di persone migranti (le ong Sea Watch, Open Arms e Pilotes Volontaires) vari piani di collaborazione. Si trattava di partenariati che riguardavano un progetto di accoglienza migranti proprio a Riace attraverso la Cooperativa Nelson Mandela di Gioiosa Jonica, l’Associazione Città futura di Riace, l’Associazione international house di Reggio Calabria, il sostegno a programmi di agricoltura ed ecoturismo solidale e di supporto per la chiusura dei campi non strutturati..

«Non sta a noi commentare la sentenza del tribunale di Locri ma certamente queste non sono buone giornate per chi crede nelle politiche dell’accoglienza e dell’integrazione – dichiarava  Luca Maria Negro, all’epoca presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia -. La severissima condanna inflitta all’ex sindaco di Riace rischia di essere un giudizio sull’esperienza che per anni è stata condotta in questo piccolo comune calabrese, nel quale é stato possibile realizzare un modello di integrazione che è stato apprezzato in tutta Europa. Questa esperienza non è sotto processo e non è stata condannata. Al contrario, crediamo che meriti di essere ripresa e valorizzata, come peraltro accade in altri comuni della stessa Calabria».

Ora l’assoluzione quasi totale. «È difficile però – conclude Salmè – che quel modello, nell’attuale temperie culturale e politica, possa facilmente essere rimesso completamente in piedi. Nonostante la propria personale sofferenza per le accuse ricevute, Lucano, con l’aiuto concreto di alcune associazioni, ha continuato a praticare nel Villaggio Globale di Riace la sua idea di accoglienza. Non è certo il “modello Riace” che vedeva coinvolto l’intero paese, ma è importante che sia rimasto e rimanga in piedi il suo nucleo etico e culturale».