Misurare il bilancio negativo del nostro operare

Un giorno una parola – commento a Isaia 49, 4

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Il Signore mi ha detto: Io dicevo: «Invano ho faticato; inutilmente e per nulla ho consumato la mia forza; ma certo, il mio diritto è presso il Signore, la mia ricompensa è presso il mio Dio» 

Isaia 49, 4

Siate dunque pazienti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Osservate come l’agricoltore aspetta il frutto prezioso della terra pazientando, finché esso abbia ricevuto la pioggia della prima e dell’ultima stagione 

Giacomo 5, 7

Alla parola controculturale di un Dio che dice proprio a noi, in questo tempo: «Tu sei il mio servo, per mezzo di te io manifesterò la mia gloria» – il versetto su cui abbiamo riflettuto ieri –, il profeta risponde che a lui i conti non tornano: ha faticato sì, ma lo ha fatto invano; ha moltiplicato gli sforzi, ma inutilmente. 

Non si devono stravolgere religiosamente i fatti. Bisogna attenersi alla realtà: è lei che detta l’ordine del giorno. C’è una retorica religiosa che evita la scena del negativo, la rimuove. Ci sono credenti che pensano di offendere Dio, se riconoscono la crisi, il fallimento. Come se i nostri sentieri interrotti fossero la prova dell’assenza divina. Come se il Dio biblico non si mostrasse presente proprio sulla scena del disastro, nel tentativo di porre un argine al dilagare del male.

Prima di correre troppo in fretta alle parole che seguono, occorre avere il coraggio di misurare il bilancio negativo del nostro operare. E farlo non all’insegna dello scaricabarile: gli altri non ci capiscono, ci snobbano. Quei due avverbi che tingono di nero i conti di una vita – “invano”, “inutilmente” – fanno intravvedere che, in nome di Dio, si sono serviti idoli vani. Il rischio di fallire il bersaglio, di sbagliare Dio, accompagna ogni agire credente. 

Persino il profeta ce lo fa capire tra le righe! Per contro, lo stesso profeta può dire che il suo diritto è presso il Signore. Ma anche qui le parole suonano ambigue: crede, forse, che, alla fine, il Signore riconoscerà i suoi sforzi? Oppure che non ha una sua propria giustizia da esibire e che il suo diritto potrà essergli imputato soltanto da Dio, per grazia? In ogni caso, il profeta si mette in ascolto di una parola diversa dalle sue. Io dicevo… ma ecco che anche Dio dice. Io pensavo… ma ecco che Dio accende uno sguardo diverso su quanto ho vissuto. Ingredienti della fede sono sia lo sguardo lucido e senza sconti su una realtà che non è come la sognavamo, sia il coraggio di credere nel Dio che mette sottosopra il mondo. Che il Signore ci renda strabici, capaci di questo doppio sguardo! Amen.