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24 aprile, il genocidio Armeno

«Gli armeni considerano il 24 aprile 1915 l’inizio del processo genocida che ha portato alla Meds Yeghern, la Grande Catastrofe (o Grande Male).

«I primi a essere arrestati e poi deportati verso l’Anatolia sono intellettuali, giornalisti, scrittori, poeti che vivono a Costantinopoli. Hanno una caratteristica in comune questi sventurati: sono tutti armeni. Ha inizio uno dei più tremendi massacri di un secolo che di tragedie è costellato. È scoppiata la prima guerra mondiale – scrive Claudio Geymonat su Riforma – da meno di un anno e quello che rimane del mastodontico Impero ottomano prossimo all’implosione tenta gli ultimi colpi di coda disperati, terrorizzato dall’accerchiamento in atto da parte della Russia e della Francia. Al governo ci sono i cosiddetti “Giovani Turchi”, una nuova generazione di tendenze teoricamente più progressiste, salita al potere nel tentativo di trasformare un gigante dalla testa di argilla in uno Stato più efficiente politicamente e militarmente. Ma il loro principale timore, in quell’inizio di 1915 è di non cadere in mano straniera e veder dissolvere così un regno millenario. Loro alleati nella regione sono i tedeschi, secondo equilibri che affondano le radici nelle alleanze dei secoli precedenti. Gli armeni, ampia minoranza cristiana all’interno dei territori ottomani, rappresentano lo spauracchio di turno agli occhi di chi cerca di compattare e centralizzare il potere. Si fa strada il disegno, non si sa quanto lucido e pianificato, ( e da qui le diatribe storiografiche fra chi considera quello perpetrato agli armeni un genocidio e chi opera terrificante, ma non strategicamente predeterminato) di spostare la popolazione armena ai confini orientali del regno per evitarne l’arruolamento fra le forze russe. Iniziano le marce forzate, le marce della morte, tragico preludio a quelle naziste di alcuni anni dopo […]».

«Il popolo armeno – ricorda (intervistata da Gian Mario Gillio) la professoressa Maria Immacolata Macioti sempre su Riforma – è stato sempre segnato da una lunga storia, fatta di migrazioni, amarezze, derive violente e speranze. Le persecuzioni hanno rafforzato il sentimento di reciproco riconoscimento e di solidarietà, oggi, infatti, il popolo armeno si sente, malgrado la diaspora, molto unito. Proprio la diaspora sostiene, anche economicamente, la piccola e povera Repubblica di Armenia, attraversata da molti problemi. Sono stata – ricordava nel 2015 Macioti – in visita recentemente a Gyumri, una città devastata dal terremoto negli anni novanta, che ancora oggi appare in gravi difficoltà e dove la gran parte della popolazione sopravvive solamente grazie agli aiuti che vengono fatti arrivare dalle comunità della diaspora armena. D’altro canto, la storia travagliata di questo popolo, i rischi odierni, nati dai contrasti con la Turchia – per il mancato riconoscimento –, oltre che con l’Azerbaigian – che vorrebbe riprendere sotto il proprio dominio il Nagorno Karabakh, oggi repubblica indipendente, popolata da armeni –, stanno portando il sentimento comune verso un certo nazionalismo. L’Armenia è un paese colto, dove uomini e donne riconoscono alla chiesa un ruolo importante, direi privilegiato. In quella terra fioriscono gli studi, tanto che nell’università di stato di Yerevan sono presenti molti studenti iraniani ed europei, grazie agli scambi culturali con università del mondo».

Nel 2014, a cent’anni dal genocidio , il giornalista Luigi Sandri citava la polemica sorta tra il papa Francesco e il governo turco: « […] papa Francesco ha ricordato ufficialmente il centenario del Metz Yeghern (il Grande Male), cioè l’inizio del genocidio del popolo armeno nell’impero ottomano, cominciato il 24 aprile 1915. Il pontefice ha celebrato messa nella basilica vaticana, insieme al patriarca cattolico di Cilicia degli armeni, Nerses Bedros XIX Tarmouni; ad essa hanno assistito Karekin II, supremo patriarca e catholicos di tutti gli armeni, e Aram I, catholicos della Grande Casa di Cilicia (di Antélias); presente anche il presidente dell’Armenia, Serz Sargsyan. Poi Francesco ha ricevuto tutte queste personalità, consegnando loro un apposito messaggio, nel quale ricordava: «Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo… Il vostro popolo, illuminato dalla luce di Cristo e con la sua grazia, ha superato tante prove e sofferenze, animato dalla speranza che deriva dalla Croce… Questa fede ha accompagnato e sorretto il vostro popolo anche nel tragico evento di cento anni fa che “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo” (come afferma la Dichiarazione comune firmata da Giovanni Paolo II e Karekin II il 27settembre 2001, a Etchmiadzin, la città santa degli armeni, vicino a Erevan)».

Genocidio, riconosciuto dal Parlamento Europeo e a larga maggioranza il 15 aprile del 2015: «Una risoluzione che riconosce il genocidio degli armeni – scriveva Marco Magnano il giorno seguente nella rubrica “Sfogliando i giornali” – messo in atto dall’impero ottomano che rende omaggio alle vittime e propone l’istituzione di una giornata europea del ricordo. Con la risoluzione inoltre, si prende posizione contro “ogni tentativo di negazionismo”. La risoluzione, in realtà, ripete quanto già adottato nel 1987, ma in questo momento storico potrebbe far salire la tensione con la Turchia. Secondo i primi commenti del ministero degli esteri turco, “l’Europa ripete un errore già commesso in passato, e questo testo è un esempio senza precedenti di incoerenza in ogni suo aspetto che viene respinto al mittente”. Già prima del voto, il presidente Recep Tayyip Erdoğan aveva detto che non avrebbe tenuto conto del risultato».

Il libro.
Il genocidio degli armeni di Marcello Flores (Il Mulino -https://www.mulino.it/isbn/9788815273239)
Prendendo le mosse dal declinare dell’impero ottomano, il libro mostra come già sul finire dell’800 il governo metta in opera un piano demografico-sociale per insediare in Anatolia i turchi espulsi dai territori perduti dall’impero. Nel corso della prima guerra mondiale il governo ultranazionalista dei Giovani Turchi compie la scelta di turchizzare totalmente l’Anatolia e decide di deportare e sterminare la minoranza armena che viveva lì da secoli. Un’attenta ricostruzione del processo, che portò al genocidio, sul quale tuttora si combatte la battaglia della memoria, con la Turchia ferma su posizioni negazioniste.

L’approfondimento.
Protestantesimo (allora su Raidue): -https://www.raiplay.it/video/2015/04/100-anni-dal-Genocidio-Armeno-la-storia-di-un-popolo-e-della-sua-chiesa–156d8a1e-9388-4025-b357-eef955fce6f5.html

Il documentario.
Il tempo e la storia – RaiTre – https://www.raiplay.it/video/2015/04/Il-tempo-e-la-Storia-Il-genocidio-armeno-del-28042015-202504c6-c787-4559-88e5-3acc9350ed0e.html

Il programma Radio.
Uomini e profeti di Radio3
Il 24 aprile è il giorno della memoria del genocidio degli armeni. Felice Cimatti ne parla con lo storico Alberto Guasco e la scrittrice Antonia Arslan. Ascolto: Siretzi Yares Daran (Hanno portato via colui che amo) di Lévon Minassian, con il noto suono che identifica l’Armenia musicale del doudouk, strumento aerofono, reso noto soprattutto da Jivan Gasparyan, dall’album The Doudouk beyond borders.

https://www.raiplaysound.it/audio/2022/04/Uomini-e-Profeti-del-23042022-bc8cd1f8-af70-4f16-9360-18fdd75e1481.html

La curiosità.
Charles Aznavour, nome d’arte di Shahnourh Varinag Aznavourian, in armeno (Parigi, 22 maggio 1924 – Mouriès, 1º ottobre 2018), è stato un cantautore, attore e diplomatico francese di origine armena.