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25 anni fa in Irlanda del Nord l’accordo del venerdì santo

«C’è un posto dove tutti possono imparare insieme e divertirsi», cantano i bambini in età prescolare in uno degli unici due asili che cercano di creare un ponte fra le comunità cattolica e protestante dell’Irlanda del Nord. Un interessante reportage del settimanale statunitense Barron’s ricorda che il venerdì santo di 25 anni fa veniva siglato l’accordo di Belfast che pose fine a trent’anni di violento conflitto armato in Nord Irlanda. Le ferite sono però ancora aperte, le tensioni più o meno latenti covano sotto la cenere.

L’accordo, siglato fra il governo del Regno Unito e quello nord irlandese il 10 aprile 1988, esortava a una «cultura della tolleranza a tutti i livelli della società», sottolineando l’importanza di un’istruzione mista e del superamento delle divisioni addirittura territoriali, con interi quartieri ancora abitanti soltanto da protestanti o da cattolici.

Si perché ancora oggi le due maggiori comunità nordirlandesi conducono in gran parte vite separate.

Circa il 90% dei bambini frequenta scuole nettamente separate. Solo 70 scuole su un totale di poco più di 1.100 sono ufficialmente integrate o miste, mescolando le due comunità.

La scuola materna integrata di Bangor, sulla punta orientale del territorio governato dal Regno Unito, è una delle due scuole atipiche per bambini in età di asilo, di tre e quattro anni.
«Parliamo di diversità, uguaglianza, rispetto e inclusione», ha dichiarato all’ agenzia stampa Afp la direttrice della scuola Pamela Algie, mentre i bambini seguivano rumorosamente le loro lezioni basate sul gioco.
«E non ci tiriamo indietro di fronte a questioni difficili, come parlare di razza, religione e culture».

La scuola, prevalentemente protestante, sta per iniziare il suo primo anno accademico con la piena integrazione, in seguito all’approvazione delle autorità scolastiche, dopo che il 97% dei genitori ha votato nel 2019 per il cambiamento.
Le scuole integrate possono beneficiare di finanziamenti extra forniti dal governo britannico anche se la politica educativa è generalmente stabilita dall’amministrazione dell’Irlanda del Nord.
Trina Zellie, 39 anni, che lavora nel settore informatico bancario, ha iscritto le sue due figlie piccole alla Bangor Integrated.

«Vogliamo che abbiano la possibilità di sviluppare non solo le loro competenze in inglese e letteratura e in matematica, ma anche le loro capacità relazionali», ha spiegato.
Solo nel 1981, durante il periodo peggiore dei “Troubles”, il conflitto che lacerò l’Irlanda del Nord l’incredibile cifra di oltre 3500 vittime da entrambe le parti, nel Paese vide la luce la prima scuola secondaria integrata per alunni dagli 11 ai 18 anni.

La legislazione è stata sostenuta dai partiti filo-irlandesi e di centro, ma osteggiata dagli unionisti filo-Uk.
L’insegnante di storia Lorraine Clayton ha lavorato per anni in scuole segregate prima di entrare nel Priory Integrated College, una scuola secondaria di Holywood, alla periferia nord-est di Belfast.
«È tutto incentrato sugli studi, sul prendere i voti», ha detto del sistema segregato.
«Ma non c’è nulla che prepari gli studenti al mondo esterno, nulla che insegni loro la storia dell’Irlanda del Nord».
«Se non iniziamo ad andare avanti e ad essere più progressisti, rimarremo bloccati in un ciclo di religione, religione, religione», ha commentato la studentessa Anna McKittrick, 18 anni e protestante.

Charlie Durham-Crummey, compagno di classe cattolico della McKittrick, anch’egli diciottenne, ha aggiunto: «Spero che la nostra generazione possa fare qualcosa in politica, prendere lezioni».

A parte lo status di piena integrazione, le scuole dell’Irlanda del Nord sono anche incoraggiate a perseguire una «educazione condivisa».
Nel 2019, secondo i dati pre-pandemia compilati dal governo, più di 87.000 dei 350.000 scolari nordirlandesi erano iscritti a programmi di “educazione condivisa”.
Il governo vuole portare questa percentuale all’80% del totale nei prossimi anni.
Perché i progressi sono stati così lenti negli anni successivi alla firma dell’Accordo del Venerdì Santo, il 10 aprile 1998?
«Probabilmente perché ci sono ancora due comunità separate e segregate», ha spiegato Emma Hassard, portavoce dell’Integrated Education Fund.

«Il denaro è un altro fattore», ha detto, notando che il governo è obbligato per legge a fornire più di altre amministrazioni britanniche, al di là della divisione religiosa, scuole integrate e istruzione speciale.
«Si tratta di un enorme onere finanziario».

Ancora nel 2015 scrivevamo dei muri, degli steccati che dividono vie e quartieri di Belfast o Derry, addirittura in aumento rispetto agli anni bui delle bombe e delle violenze di strada. Le chiamano con ironia britannica Peace Lines, linee di pace: erano una ventina negli anni ’70 del secolo scorso, sono saliti fino ad arrivare addirittura al centinaio oggi. Cattolici repubblicani da una parte, che vorrebbero unirsi a Dublino, e protestanti unionisti dall’altra, con il cuore che batte per Londra. Un conflitto latente che avvelena i pozzi, nel cuore dell’Europa, con tensioni crescenti riaccese dalla questione Brexit con tutto quello che ne consegue in termini di circolazione di merci e persone, dazi, scambi economici.