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Il Signore ha fatto cose grandi!

Non temere, o terra del paese, gioisci, rallègrati, perché il Signore ha fatto cose grandi!
Gioele 2, 21

Quando fu vicino alla città, alla discesa del monte degli Ulivi, tutta la folla dei discepoli, con gioia, cominciò a lodare Dio a gran voce per tutte le opere potenti che avevano viste, dicendo: «Benedetto il Re che viene nel nome del Signore; pace in cielo e gloria nei luoghi altissimi!»
Luca 19, 37-38


Le parole che il Signore affida a Gioele sono la risposta che Dio rivolge alle suppliche che il suo popolo gli aveva rivolto in un tempo di grave crisi. Egli ha ascoltato le loro preghiere e metterà fine alle calamità che li affliggono.
Dio si rivolge alla creazione intera, qui parla direttamente alla terra, nei versetti successivi parlerà agli animali e infine anche al popolo, tutti legati allo stesso destino, tutti salvati dall’azione che il Signore compie, dalle grandi cose che Egli fa.

Colpisce che in un solo versetto la Parola del Signore rivolga non una ma ben tre esortazioni: non temere, gioisci e rallegrati, tre appelli rivolti all’imperativo, quasi un comandamento più che un consiglio. Non temere è l’espressione preferita del Dio della Bibbia, la frase “Non temere”, infatti, o sue varianti sono in assoluto le affermazioni più ricorrenti nella Bibbia. Dio ci rassicura sempre circa la sua presenza, tuttavia, per quanto bella ed importante, un’esortazione come “non temere” ci risulta del tutto familiare, non ci stupisce.

Diverso è per gli altri due imperativi: gioire e rallegrarsi. Un doppio imperativo per dire qualcosa che in fondo ha lo stesso significato, dunque si tratta di qualcosa davvero importante per Dio, eppure, per qualche ragione inspiegabile, la chiesa è sempre tentata o dall’escludere la gioia e l’allegria dalla dimensione della fede, appellandosi ad una seriosità che finisce per essere un simulacro della serietà dell’Evangelo. Oppure a banalizzare questi concetti, come se un cristiano fosse tale solo se vive in una dimensione di permanente felicità demenziale.

Le parole che Dio affida a Gioele ci ricordano che la gioia e l’allegria sono una cosa seria, serissima. Esse sono la conseguenza delle grandi opere di Dio, sono il risultato della consapevolezza di essere davanti a un Dio potente e buono. Come i discepoli in Luca che vedono le opere potenti che Dio compiva attraverso Gesù, anche noi dovremmo avere il coraggio di gioire e lodare Dio. Il coraggio di riconoscere di vivere per un dono che ci precede e che ci oltrepassa.