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Il mondo necessita di pace e la pace necessita delle donne

È in distribuzione con Riforma – L’Eco delle valli valdesi di questa settimana il notiziario in supplemento curato dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei), come sempre ricco di spunti di riflessione. Qui di seguito ospitiamo l’articolo della pastora Gabriela Lio, che sottolinea la ancora scarsa rappresentanza femminile sulla scena pubblica, come anche il recente conflitto ucraino mostra nella sua drammaticità e nella conseguente lettura a senso unico delle vicende in corso. Buona lettura.

NO WOMEN NO PANEL: questo il nome della nuova campagna che si batte per un’equa rappresentanza tra uomini e donne nel dibattito pubblico ideata dalla Commissione Europea per sostenere il talento e la professionalità delle donne.

La campagna, partita nel 2019 e rilanciata nel 2020 da Rai Radio 1, ha impegnato la Fdei (Federazione delle donne evangeliche in Italia) nella commissione tecnica che ha scritto il Memorandum d’Intesa firmato il 18 gennaio 2022 nella sala degli arazzi della sede Rai a Roma. La Fdei ha aderito con l’obiettivo di sensibilizzare tutti e tutte sulla necessità di avere un ugual numero di voci maschili e femminili nei dibattiti e negli eventi pubblici, con la consapevolezza che le donne sono presenti in ogni settore e competenti su qualsiasi tema. Il loro significativo contributo scientifico, culturale e di ricerca è spesso ignorato o snobbato anche in campo teologico; molteplici ostacoli impediscono il raggiungimento di una visibilità coerente con le capacità e i traguardi raggiunti. Sono molte le donne che rimangono nell’ombra, vittime di discriminazione e ingiustizie. Il salto culturale, a cui la Fdei partecipa con convinzione, è necessario per sradicare modelli e stereotipi che ancora rimangono alla base della violenza di genere.

Se le donne non sono visibili non possono attuare quel circolo virtuoso che si autoperpetua come modello femminile per le generazioni future. Diciamo basta con i “manel” (dall’inglese male, maschile, Ndr.) nei convegni, in commissioni, comitati, dibattiti dove un solo genere viene rappresentato. La Fdei chiede alle chiese e alle istituzioni tutte d’impegnarsi a essere presenti ai soli eventi pubblici in cui le donne sono equamente rappresentate, perché ciò favorisce il confronto tra le diversità di pensiero. In caso contrario crediamo sia più opportuno, esponendo le proprie ragioni, disertare tali eventi. Crediamo questo l’unico modo capace di restituire alle future generazioni una fotografia corrispondente alla realtà attuale, nonché una strada da perseguire per abbattere il pesante divario di genere che ancora penalizza tutte e tutti noi, determinando conseguenze negative per l’intera umanità.

Un esempio triste e palese è ravvisabile nell’assenza totale della voce delle donne al tavolo di negoziato tra Russia e Ucraina, una mancanza che ha fatto e fa la differenza. Solo un approccio inclusivo, che sappia includere più voci, può affrontare il cambiamento verso la pace e accelerare i cambiamenti necessari. Senza propaganda e preconcetti dovremmo ascoltare la voce delle donne che sottolinea come nella militarizzazione e nella guerra non c’è liberazione, ma solo costrizione; che rileva come preoccupante la decisione dell’Europa di fornire aiuto militare agli ucraini. In questa drammatica vicenda, inoltre, assistiamo alla negazione del supporto umanitario dell’accoglienza e dei diritti fondamentali di donne, bambine e bambini e uomini fermi da mesi ai confini polacchi, impediti nella loro libertà di movimento e nella loro richiesta d’asilo in suolo europeo. Il discrimine è la nazionalità e ciò evidenzia una priorità etnica per il supporto umanitario dell’accoglienza. Un comportamento discriminatorio che è il risultato d’anni di islamofobia, razzismo e androcentrismo che anche in una situazione come questa continua a decidere chi è dentro e chi fuori dalla nostra solidarietà e dal loro diritto. Le donne sono state ignorate in questo processo di pace come è già avvenuto in passato. Peccato, perché le donne sono partner cruciali per poter porre i pilastri per la creazione di una pace duratura che comporti una ripresa economica, una coesione sociale adeguata ed una sana legittimità politica. Concludo con uno slogan a me caro: «Il mondo necessita di pace e la pace necessita delle donne».