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Luciana Borghi Cedrini e gli antichi manoscritti valdesi

Tra il 21 e il 22 gennaio è deceduta la professoressa Luciana Borghi Cedrini. Docente ordinaria di filologia romanza a Ferrara (1986-1990) e poi a Torino (fino alla quiescenza nel 2015), ha dato per più di quarant’anni un contributo molto importante alla ricerca sulla storia valdese tra tardo medioevo e modernità.

Una delle sue aree predilette sono stati i “manoscritti valdesi”, conservati oggi tra Ginevra, Dublino e Cambridge.  Oltre ad aver curato dal punto di vista filologico i due volumi pubblicati degli Antichi Testi Valdesi, ha pubblicato numerose ricerche in questo settore, definendo come «valdese» la variante della lingua d’oc presente nei manoscritti. Nel 2011 Luciana Borghi Cedrini lanciò il progetto di un’edizione critica dei «sermoni» conservati nei manoscritti valdesi, riprendendo – in forma aggiornata – il percorso editoriale interrotto quasi trent’anni prima. Coinvolgendo numerosi giovani studiosi e studiose, tra i quali non si può non menzionare il compianto Federico Bo, aprì la strada a un percorso non ancora concluso, che già adesso ci consente di vedere in un’ottica diversa la letteratura romanza nata e conservata in seno al valdismo alpino. 

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Chi ha – come il sottoscritto – collaborato con Luciana Borghi Cedrini, la ricorda come studiosa rigorosa nel far valere i principi della sua disciplina e come docente impegnata a coinvolgere nella ricerca gli e le studenti. Così soltanto era possibile far nascere quel gruppo che ora lavora, sotto la guida di Andrea Giraudo, all’ultimazione dell’edizione dei «sermoni». La conclusione di questo progetto e il proseguire della ricerca sui testi occitani dei manoscritti valdesi sarà senz’altro il modo adeguato di onorare l’operato e la memoria di Luciana Borghi Cedrini.

Immagine: Genève, Bibliothèque de Genève, Ms. l.e. 206, Front cover