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Jacques Maury, uno degli ultimi giganti della chiesa del XX secolo

Con Jacques Maury ci ha lasciato uno degli ultimi “giganti” della storia della Chiesa del XX secolo. È morto nel giorno di Pasqua, poche settimane prima di compiere cent’anni. «Sazio di giorni», come dice la Bibbia a proposito di Abramo, Isacco, Davide e Giobbe: un testimone e un protagonista di questi decenni cruciali per la vita delle Chiese. Ha percorso l’intero secolo, da pellegrino dell’Evangelo.

Nato nel 1920, Jacques Maury era figlio del pastore Pierre Maury (1890-1956), che era stato segretario generale della Fédé (associazione di studenti protestanti) dal 1919 al 1924, pastore a Ferney-Voltaire dal 1925 al 1930, e successivamente impegnato con Willem A. Visser’t Hooft nella segreteria generale della F.U. (Fédération Universelle des associations chrétiennes d’étudiants) a Ginevra dal 1930 al 1934, e in ultimo pastore della chiesa di Passy-Annonciation a Parigi, con Marc Boegner dal 1934 al 1956, e presidente del Consiglio nazionale dell’Eglise Réformée de France dal 1950 al 1953. Ma Pierre Maury è noto soprattutto per essere colui che introdusse il pensiero di Karl Barth nell’area francofona.

Jacques Maury stesso era, prima dell’ultima guerra, a Parigi, poi a Montpellier, impegnato nella Fédé. Alla fine degli anni ‘30, il segretario generale dell’associazione, Jean Bosc, aveva trascorso due anni a Bonn, e ne era rientrato alquanto impressionato da ciò che aveva potuto vedere in Germania, facendone testimonianza nel 1939, nel corso di un campo per giovani al centro Domino a Ile d’Oleron. Jacques Maury era così diventato pienamente cosciente di quel che andava preparandosi. Perciò, nel corso della guerra, si impegnò nella Cimade (movimento di soccorso alle profughi e perseguitati). È nell’organico del campo di internamento di Rivesaltes nei Pirenei orientali [diventato un memoriale della deportazione nel 2015, ndr], all’epoca luogo di reclusione di molti ebrei, nonché tappa del loro transito verso i campi della morte. Interviene per salvare la vita a molti bambini destinati alla deportazione, ma gli tocca assistere a scene strazianti. Ne testimoniava ancora recentemente con immutata commozione.

Dopo la guerra, Jacques Maury è pastore nella località rurale di Lezay (nel dipartimento delle Deux-Sèvres in Aquitania) dal 1946 al 1957, poi è segretario generale della Fédé dal 1957 al 1962, gli anni della guerra d’Algeria (periodo quanto mai difficile, con tutti gli interrogativi che la tortura, l’obiezione di coscienza e la diserzione ponevano ai giovani di allora), prima di ritornare alla sua comunità, a Poitiers, dal 1962 al 1968. Il 5 maggio 1968, la prima sera di barricate nel Quartiere Latino, viene eletto presidente dl Consiglio nazionale dell’Eglise Réformée de France (Erf).

Jacques Maury resterà alla guida dell’Eglise Réformée fino al 1977, durante una fase di rivolgimenti per la Chiesa e per i protestanti francesi: secolarizzazione, nuove aspirazioni, molte defezioni all’interno del corpo pastorale, ma anche sperimentazioni in tutte le direzioni di forme inedite di presenza nel mondo. Nel 1977 viene nominato presidente della Federazione protestante di Francia (Fpf), un ruolo chiave per rappresentare la minoranza protestante presso le autorità politiche, ma anche nel dialogo con le altre Chiese e religioni. Appassionatamente coinvolto nella causa dell’ecumenismo, sarà co-presidente, dal 1981 al 1990, di un gruppo misto di lavoro tra il Consiglio ecumenico delle Chiese e il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.

Jacques Maury lascia la presidenza della Fpf dopo dieci anni, nel 1987, ma, invece di godersi una più che meritata emeritazione, si impegna ancora, dal 1989 al 1995 come presidente della Cimade: un ritorno, da pellegrino, alle origini, che testimonia della sua visione dell’Evangelo, sempre a fianco dei più deboli.

Traduzione di Alberto Corsani

 

Nella foto del pastore Luciano Deodato Jacques Maury all’assemblea generale del Cec, Canberra 1991