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Papa Francesco: «Aprire gli archivi di Pio XII»

«Pio XII, l’archivio sarà aperto»ha dichiarato papa Francesco e immediati sono arrivati i commenti da parte  di esponenti, intellettuali e storici delle comunità ebraiche italiane, raccolti e pubblicati dal giornalista Adam Smulevich su Moked, il portale dell’ebraismo italiano. 

La soddisfazione – scrive Smulevich – di storici e studiosi è tanta, perché «avranno nuovi strumenti di comprensione di un passato ancora da chiarire». La decisione che è stata «accolta e salutata con apprezzamento anche dalla presidenza dell’Ucei», avrà decorrenza dal 2 marzo del 2020.

«L’augurio e la speranza ora, è che si faccia chiarezza sul ruolo avuto da Pio XII nel periodo della Seconda Guerra Mondiale»ha dichiarato la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello, incalzata dal quotidiano la Repubblica commentando la notizia dell’apertura degli archivi vaticani del pontificato di Pio XII. Soddisfatta anche Noemi Di Segni, la presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) che ha ritenuto «apprezzabile l’apertura dell’archivio vaticano su Pio XII».

Certo della decisione presa è papa Francesco:«La seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce e con appropriata critica i momenti di esaltazione di quel pontefice e, senza dubbio, anche le gravi difficoltà del periodo»dice papa Francesco ricordando le «tormentate decisioni di umana e cristiana prudenza che, a taluni, poterono apparire reticenza e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti per tenere accesa nei periodi di più fitto buio e di crudeltà la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori».

Un’apertura che le comunità ebraiche la stavano aspettando, da tempo. «Nell’attesa di poter valutare il contenuto dell’archivio, la soddisfazione è grande»,ha dichiarato l’accademica e studiosa Anna Foa, e ha proseguito «la speranza, è che l’apertura degli archivi possa aiutare a risolvere alcune leggende», si dovrà anche operare una valutazione seria e scientifica, ma è «positivo che anche in questo campo, la chiesa cattolica abbia scelto la strada della trasparenza»,anche se sarà difficile poter trovare documenti «eclatanti, qualcosa che possa davvero cambiare la sostanza del dibattito». 

Opinione condivisa da Gadi Luzzatto Voghera. «Ricordo – afferma lo storico – che sotto il precedente papato fu instaurata una commissione mista di cui si sono perse le tracce. Bene, dunque, che si decida oggi di andare in questa direzione. A prescindere da quel che si troverà il dibattito ruoterà attorno a valutazioni oggettive sull’operato di un papa […] e di una chiesa preconciliare che senz’altro non spiccava per filosemitismo». 

«Un gesto di responsabilità»(quello del Vaticano), sostiene anche lo storico Claudio Vercelli «che dimostra l’attenzione a certe questioni e promuove il confronto e il dialogo». L’auspicio di Vercelli è che questa disponibilità, «aiuti a smontare due luoghi comuni: la lettura troppo benevola, che quella eccessivamente colpevolista». 

Soddisfatta anche la filosofa Annalisa Capristo per la quale, «si tratta di un passaggio importante, dal quale tutto il mondo della ricerca storica trarrà vantaggio».