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L’Agcom e il contrasto all’hate speech

L’Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni (Agcom) ha diramato nei giorni scorsi la delibera n° 25/19/Cons, ossia la Consultazione pubblica del 22 gennaio 2019 sullo schema di regolamento recante le diposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech.

L’Associazione Carta di Roma – nata per dare attuazione al protocollo deontologico per un’informazione corretta sui temi dell’immigrazione, siglato dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti (Cnog) e dalla Federazione Nazionale della Stampa Italiana (Fnsi) nel giugno del 2008 e che vede tra i fondatori e ancora oggi nel direttivo la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, Fcei – ha commentato la delibera, ricordando che l’Autorità a seguito della crescente diffusione di espressioni discriminatorie e discorsi di odio, attraverso il «discorso pubblico che trova spazio nei servizi di media audio-visivi» ha proposto uno schema di regolamento «che ha il merito di sistematizzare una materia complessa e fornire misure pratiche per tutelare il pubblico da contenuti che istigano alla violenza o all’odio nei confronti di un gruppo o di un membro di un gruppo».

Tre sono gli aspetti cruciali che lo schema di regolamento propone per Carta di Roma: «i destinatari, i criteri per l’individuazione dei contenuti di odio e la scelta di un metodo partecipato». L’Autorità, infatti, individua tra i destinatari della delibera «non solo i fornitori di media audiovisivi e radiofonici, quindi i programmi di in informazione e intrattenimento, ma anche i fornitori di piattaforme per la condivisione di video», invitandoli a fornire un rapporto trimestrale.

Un punto essenziale per l’individuazione dei contenuti d’istigazione all’odio «è il criterio per definire cosa sia hate speech e cosa non lo sia. Da questo punto di vista – prosegue Carta di Roma –, l’Autorità individua e raggruppa alcuni elementi ripresi dalla letteratura internazionale per la rilevazione delle discriminazioni. Elementi quali il contesto in cui viene pronunciata l’espressione, il tono utilizzato, il ruolo del giornalista/conduttore, il bersaglio della discriminazione, la reiterazione o meno dell’espressione, l’uso di elementi grafici. Tutti fattori che facilitano un monitoraggio di contenuti espliciti, con un carattere dunque di oggettività e di ripetibilità».

Inoltre è stata fatta una scelta importante: «invitare tutti i soggetti interessati a rivolgere osservazioni e suggerimenti all’Autorità», questo rivela un nuovo modo di procedere incentrato sulla partecipazione e sulla condivisione delle competenze.

Infine, la delibera evidenzia le «buone pratiche che le emittenti e le piattaforme on line dovrebbero mettere in campo per la promozione di contenuti di inclusione sociale, di integrazione, di apertura alla diversità, dando voce diretta ai protagonisti».

Una dimostrazione di consapevolezza che evidenzia quanto, «la diffusione di una corretta informazione sia il primo passo per il contrasto alla discriminazione sulla base del colore della pelle, del Paese di provenienza o dell’orientamento sessuale delle persone».