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Una vita al servizio

Una breve e partecipata cerimonia, a Venezia, il 28 gennaio ha salutato la posa di una pietra d’inciampo dedicata a Giovanni Gervasoni, di fronte al portone della casa in cui ha abitato. Erano presenti rappresentanti del Comune, della locale comunità ebraica, della chiesa valdese e metodista, dell’Istituto veneziano di studio sulla Resistenza. Nella stessa giornata sono state piazzate altre cinque pietre d’inciampo, per ricordare singoli o famiglie innocenti, quasi sempre mai tornate da quell’orrore. In tutto sono 78 quelle posate a Venezia.

Giovanni Gervasoni giovanissimo entrò a far parte della chiesa metodista veneziana, spirito libero e già contrario al regime. Poco più che ventenne conosceva la prigione, per questo impegno antifascista; ed il pastore di Venezia, Anselmo Ammenti, chiedeva al collega di Padova Giovanni Gualtieri di portargli conforto, essendo costretto all’isolamento. 

Ben conosciuto tra gli antifascisti della città lagunare, Gervasoni era anche in stretto contatto con la chiesa metodista di Padova e con alcuni dei suoi membri, anch’essi attivamente impegnati nell’attività di opposizione al regime di Mussolini: Ferdinando Geremia, Giovanni Vezzosi, Antonino Guargena, i fratelli Boscardin, il pastore Dante Seta. Anni duri e intensi, per Gervasoni: prigione, confino, adesione alla Resistenza e poi l’ultimo arresto con la deportazione e la morte, avvenuta nel lager di Dachau il 17 febbraio 1945. Sorte tragicamente simile ebbero i padovani fratelli Luigi e Carlo Boscardin, mai più tornati dal campo di sterminio.

In quegli anni, come ha recentemente ricordato il nipote Giovanni La Scala, il pastore Dante Seta fu un punto di riferimento per quei giovani oppositori veneti. Arrivato a Padova nel 1934, sorvegliato dal regime, aiutò antifascisti e famiglie ebree, che furono nascoste nei locali della chiesa di Padova e poi fatte fuggire all’estero. Il pastore Seta sapeva di rischiare molto, finì anche in carcere, ma come ricorda il nipote «miracolosamente fu rilasciato dopo poco tempo». 

Testimonianze coraggiose di una vita spesa al servizio dell’Evangelo della giustizia e dell’amore. Testimonianze la cui memoria dobbiamo coltivare sempre, specialmente quando soffiano venti di discriminazione, persecuzione e morte.