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Camminare insieme per il futuro della Nuova Caledonia

Intervista tratta da Réforme di Caire Bernole

François Clavairoly, presidente della Federazione protestante di Francia, ha fatto parte delle delegazione ufficiale in Nuova Caledonia a fianco di Emmanuel Macron, per un’importante visita di Stato che giunge a 6 mesi dal referendum che dovrà sancire l’indipendenza o meno da Parigi dell’arcipelago del Pacifico.

Quali ragioni vi hanno spinto a rispondere favorevolmente alla proposta del Presidente Macron di far parte della delegazione francese in visita in Nuova Caledonia?

«La mia partecipazione alla delegazione presidenziale è stata la risposta a uno scambio che ho avuto con il presidente Macron la scorsa estate, e poi durante la commemorazione dei 500 anni della Riforma protestante. Questa decisione, un’opportunità da cogliere, è stata un privilegio, in quanto non solo ho avuto modo di condividere una serie di riflessioni e analisi con membri responsabili del governo, inclusa la ministra per l’Oltremare Annick Girardin, vari consiglieri, gli attori della società caledoniana (governo, , funzionari eletti, etc), ma ho potuto partecipare a intensi momenti simbolici come a Ouvéa durante la cerimonia in memoria degli eventi del 1988 (gli scontri fra indipendentisti e esercito francese costati una ventina di morti ndr). In quest’ultima specifica circostanza il Presidente della Repubblica ha fatto prova di umiltà e rispetto, rimanendo presente ma a distanza, senza parlare, e i leader locali hanno accolto il suo gesto e la sua presenza, fisica e di solidarietà, con reale riconoscenza. Si noti che questo giorno simbolico è stato aperto da una cerimonia ecumenica presso la chiesa protestante, e con la posa di corone di fiori presso il monumento alle vittime, in tarda mattinata, in una sobrietà fiduciosa e con emozione palpabile; molti partecipanti ascoltato in chiusura una preghiera di ringraziamento pronunciata con forza dal pastore del luogo. Ho anche avuto l’onore di incontrare la signora Tjibaou, fra le figure più importanti dell’indipendentismo locale, e parlare con lei, anche a Noumea, durante un pasto con il presidente e i suoi consiglieri. Il ricordo di tanta sofferenza e dolore deve ora lasciare spazio alla speranza: quella di un cammino e un futuro da costruire. La Francia è impegnata a essere presente su questa strada. Di nuovo, seguendo le iniziative di Michel Rocard, in uno spirito di umiltà. Il riconoscimento della specificità dei locali Kanaki e la fiducia in un gioventù che dovrà scrivere questo futuro in uno “spazio indopacifico” con molteplici sfide  che si profilano sono gli obiettivi. Le chiese protestanti nella loro diversità (Chiesa protestante Kanaky Nuova Caledonia – ÉPKNC, Chiesa Libera, chiese pentecostali) sono consapevoli di queste sfide e continuano la loro cooperazione dinamica».

In che modo la FPF( Federazione protestante di Francia) è impegnata nella situazione in Nuova Caledonia?

La storia condivisa del Protestantesimo Kanako e del protestantesimo inglese e francese risale ai tempi dei primi incontri nel 1840 (London Missionary Society) e nel 1902 (Paris Mission Society). Si può ricordare, in particolare, il disagio e il rischio di estinzione della gente kanaka minacciata dalla piaga dell’alcolismo, citando quelle terribili parole del Sindaco di Noumea, Loupias Charles, dette accogliendo il missionario Maurice Leenhardt 13 novembre 1902:  “Che cosa venite qui a fare? Tra dieci anni non ci saranno più Kanaki”. Attraverso l’azione missionaria, sociale ed educativa, i Kanaki, 10.000 all’inizio del periodo coloniale, sono più di 100.000 oggi. Lo sviluppo della Chiesa e la sua testimonianza nella società saranno una conseguenza della forza del messaggio del Vangelo e di questa “utopia concreta”, che Maurice Leenhardt è stato in grado di attuare con dinamismo nei campi dell’ insegnamento, dell’educazione, della sanità, della formazione».

In che stato d’animo sono i leader dell’EPKNC rispetto al referendum?

L’ÉPKNC, in connessione con le chiese protestanti della regione del Pacifico e con le Chiese di Cevaa e Défap, è diventata un player riconosciuto dello sviluppo del paese e una forza spirituale capace di contribuire alla riflessione sul futuro . Dopo un periodo di posizioni indipendentiste negli anni ’70, ha approfondito la riflessione attorno a temi teologici, prima fra tutti quello di “identità”, poi quello che possiamo designare con l’espressione “camminare insieme”. Questo lavoro di maturazione, così impegnativo e difficile, segnato dalla memoria ferita di un colonialismo violento e da una segregazione sociale ed economica che non viene cancellata, cerca di creare le condizioni per la risurrezione di un’autostima umiliata dagli europei e di mantenere aperta la possibilità dell’emancipazione culturale ed economica.La prospettiva del referendum è vissuta in modo piuttosto positivo e in uno spirito di pace e non di risentimento, nonostante una rabbia mai veramente estinta che ruggisce qua e là».

 

Nella foto il vecchio tempio protestante di Noumea