anita

Accadde oggi, 2 marzo

Questa settimana, che conduce all’otto di marzo, la newsletter di Riforma sarà caratterizzata da articoli che pongono l’accento sulle condizioni e sul ruolo delle donne in vari ambiti della nostra vita sociale.

Al contempo i lunari saranno dedicati a figure femminili che hanno segnato la società e l’epoca in cui hanno vissuto, contribuendo al superamento dei tabù sessisti che invece ancora permangono ai nostri giorni.

«Tu devi essere mia!». Usa modi spicci Giuseppe Garibaldi nei confronti di Ana Maria da Silva, dopo averla adocchiata con il cannocchiale in Brasile dal ponte della nave su cui il non ancora eroe dei due mondi sta riposando, al largo del villaggio di Barra da Laguna, prima di una nuova battaglia marina contro la flotta imperiale brasiliana. Sì perché Garibaldi, già in esilio dall’Europa per le sue idee mazziniane, in sud America si sta ritagliando un ruolo importante nelle lotte popolari anti imperiali, ed è già una celebrità quando incontra Ana Maria. Che non è ancora Anita, nomignolo che le attribuirà lo stesso generale, ma che è già una giovane pasionaria entusiasmata dalle rivolte dei farroupilha, gli straccioni. Anticonformista e ribelle, spirito libero, abilissima cavallerizza, vede incarnati in quell’italiano di Nizza più vecchio di 15 anni gli ideali della lotta mondiale per il riscatto dei popoli. Anita insegna al marinaio Giuseppe a cavalcare, e da quel momento, siamo nel 1839, non lo lascerà più, combattendo a fianco delle truppe di quello che nel frattempo diventerà suo marito. E’ già incinta del primogenito quando viene imprigionata una prima volta dopo aver evitato un proiettile che le buca il cappello.

Riesce ovviamente a fuggire a cavallo, e dopo aver cavalcato quattro giorni si ricongiunge al suo uomo. Catturata ancora, a soli dodici giorni dal parto, si lancia dalla finestra seminuda e con il bambino in braccio e scappa ancora una volta con il suo destriero, nascondendosi per giorni nel bosco, mangiando radici e frutti mentre allatta il piccolo Domenico, che tutti chiameranno sempre Menotti in onore del patriota modenese. E’ a questo episodio che si ispira lo scultore del monumento equestre sul Gianicolo, a Roma, che immortala per sempre le sue gesta. In Brasile la situazione è ormai insostenibile e la famiglia decide di spostarsi in Uruguay, per condurre una vita lontana dalla prima linea. Ma il loro è uno spirito indomito, la loro una relazione di passione e di cappa e spada che li riporta al centro della Storia. E allora avanti con le guerre per l’indipendenza uruguagia contro la dittatura argentina, fra imprese epiche e sacrifici immani. Intanto dall’Italia, che tale ancora non è, arrivano notizie di agitazioni. Siamo all’inizio del 1848, precisamente il 2 marzo 1848, alla vigilia dei moti che saranno preludio alle guerre che daranno vita alla nostra nazione, ed Anita sbarca in Italia, seguita poco dopo da Giuseppe.

A febbraio 1849 sono a Roma a combattere contro i francesi nella breve stagione della Repubblica romana; all’inizio di luglio già si muovono a dar man forte ai veneziani che ancora resistono all’impero austriaco. Anita è in avanzato stato di gravidanza, si ammala di febbri violentissime. E’ sempre più debole e Garibaldi è sempre più braccato dalle truppe del neoimperatore Francesco Giuseppe. Anita ha seguito quell’uomo per due continenti, attraversando oceani e combattendo per gli ideali di libertà e giustizia sociale a loro cari. Finisce la sua corsa il 4 agosto 1849 alle porte di Ravenna, spossata dalle febbri. Non ha ancora 28 anni. E’ pronta a entrare nel mito del risorgimento italiano. Le sue ceneri, anch’esse dopo tanto vagare, nel 1932 troveranno finalmente pace alla base del monumento a lei dedicato sul colle Gianicolo.

Foto “Anita Garibaldi – 1839” di Gaetano Gallino (1804 – 1884)http://www.terrasdosul.pampasonline.com.br/terrasdosul_anitagaribaldi.jpg. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.