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A Pasqua all’alba al sepolcro

L’aria è frizzante, i gradi sopra lo zero pochi, forse un paio. La luna è ancora alta, una camminata di appena dieci minuti mi conduce alla borgata dei Jalla, a Luserna San Giovanni, ai piedi della coustera, la collina di bassa valle. Per essere le 5,45 di una domenica mattina, quella di Pasqua per la precisione, sono tante le auto in giro e le persone a piedi che si avvicinano al cimitero valdese presente poco a monte della borgata. L’appuntamento, voluto dalla pastora Elisabeth Löh Manna, è per le 6 in punto, per un culto liturgico.

Alla spicciolata sono tante le persone che si ritrovano nella parte più alta di questo particolare cimitero, nel momento in cui le tenebre lasciano il posto alla luce, momento in cui Cristo è davvero risorto.«Sono già le sei?” chiede qualcuno; il campanile poco lontano conferma che l’ora è quella giusta: lettura, canti e preghiere e un abbraccio fra tutti i presenti per augurarsi una buona Pasqua di resurrezione.

L’alba arriva, non scenografica come quelle di alcuni giorni precedenti, ma sufficiente a rischiarare il percorso di ritorno, senza più dover ricorrere alla luce artificiale di candele e, per i più moderni, dei telefoni cellulari. Il cimitero, come tutto il paesaggio circostante fatto di campi e boschi, è ancora immerso nel silenzio: solo i campanelli di alcune capre, il gracchiare di un corvo sul pino più alto, probabilmente disturbato dalla presenza insolita di un buon numero di persone, e un capriolo in fuga poco distante si inseriscono in questo contesto che probabilmente permette a tutti e a tutte di “avvicinarsi” non solo idealmente a quella che fu la sorpresa delle donne quando arrivarono al sepolcro, trovandolo vuoto.

«La tradizione di fare una culto all’alba di Pasqua si trova in altre chiese all’estero. In Germania, molte chiese tengono un culto, principalmente nel tempio, e poi invitano a fare colazione insieme. Negli Stati Uniti ci sono delle chiese che si convocano proprio al cimitero, all’alba, come le donne, per testimoniare che Cristo ha vinto la morte. Vivere l’alba di Pasqua, con il sorgere del sole, è come vivere l’alba del nuovo giorno, quello della risurrezione. Alla chiesa di Portici, abbiamo trovato la tradizione di un culto liturgico del Venerdì Santo seguito dal culto dell’alba di Pasqua. Aiutava a vivere più profondamente la morte e la risurrezione di Cristo» dice Elisabeth Löh Manna.

Per ripercorrere la liturgia tenutasi all’alba della domenica di Pasqua, si può leggere Salmo 118, vv. 14-24 con cui si è aperto il momento di culto. Poi, dopo l’inno Gloria al Signor in terra e in ciel, sono state fatte quattro letture che raccontano dell’alba di Pasqua e della resurrezione di Gesù (Marco 16, 1-8; Giovanni 20, 1-18; Luca 24, 13-35 e Matteo 28, 16-20 di cui riportiamo l’ultima parte): «Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente».