Abusi: a volte vince Davide…

«La confessione», un podcast che per la prima volta rivela dalla voce stessa dei protagonisti il sistema di coperture in casi di abusi sessuali nella Chiesa cattolica

 

Di fronte a certi fenomeni criminali è facile farsi prendere dallo sconforto e da una sensazione d’impotenza con la conseguenza di non fare nulla per cambiare le cose. Vale per le guerre, le dittature e le mafie e anche le molestie e violenze sessuali: tutte situazioni distinte, anche se spesso collegate perché ciascuna è una diversa espressione di un rapporto tra volontà e potere improntato alla sopraffazione dell’altro.

 

Ecco perché consiglio di ascoltare il podcast La confessione, a cura di Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, che in sette puntate racconta di un uomo che si è ribellato agli abusi subiti e che, infine, ha ottenuto il pubblico riconoscimento di quel che ha vissuto, contestualmente alla punizione del predatore e di chi ne ha coperto i crimini.

 

L’uomo si chiama Antonio Messina, adolescente all’epoca del crimine, il quale, a differenza di altri, è sopravvissuto. Questo è un punto importante che non vale solo per lui. La tendenza generale è quella di lasciare che un grave evento appiattisca il senso della vita di chi lo ha subito, come se l’essere stato vittima determini l’essere vittima vita natural durante. Quando la società fa così, forse inconsciamente, mostra di essere dalla parte del predatore, la cui volontà era di definire il prossimo “preda”. Invece Antonio Messina è diventato un uomo adulto, nonostante la propria comunità non lo abbia mai protetto, preferendo fare quadrato attorno al predatore.

 

Chi? Parliamo di Giuseppe Rugolo, presbitero della diocesi di Piazza Armerina, riconosciuto colpevole da un tribunale della Repubblica di violenza sessuale nei confronti di Messina, all’epoca giovane fedele della sua parrocchia a Enna. Inizialmente Messina si era rivolto ai canali interni ecclesiastici per ottenere giustizia, ma la diocesi non ha collaborato: anzi, apprendiamo dalla viva voce del vescovo Rosario Gisana, che “confessa” di aver insabbiato il caso.

 

Qui forse cogliamo il senso del titolo del podcast. In una continua confusione dei ruoli (a esempio, l’uomo Rugolo può avere abusato, ma non il prete, però se poi alla fine quell’uomo è prete, prevale la supposta santità del prete) scopriamo che Rugolo ha registrato molte conversazioni private con il suo smartphone. Non è chiaro quali fossero le intenzioni di questa operazione compulsiva (siamo nel campo delle congetture): fatto sta, la Procura ha potuto ottenere molte dichiarazioni imbarazzanti o addirittura incriminanti con il semplice sequestro del telefono dell’imputato.

 

E allora, oltre alla violenza sessuale e al tradimento della fiducia di giovani in cerca di una guida spirituale in una fase cruciale della vita, colpisce la violazione della riservatezza di così tante conversazioni da parte dell’esponente di una cultura dove il segreto del confessionale è tra i principi cardine.

 

In conclusione, La confessione non parla degli abusi nella chiesa cattolica “in generale” né lascia nell’ascoltatore la sgradevole sensazione di impotenza, ma racconta una storia, una singola vicenda, certamente terribile e scabrosa, che però si conclude con la vittoria di Davide contro Golia, dell’individuo contro il Leviatano. Insomma, si può fare: si può combattere il male e si può anche vincere.

 

Da sottolineare, infine, il tono di Stefano Feltri, narratore portante, la necessaria force tranquille di mitterrandiana memoria in quello che è a tutti gli effetti un podcast di true crime. Ovviamente questo lavoro non esisterebbe senza l’importante inchiesta di Federica Tourn su Domani, che ha portato alla luce diversi casi di abusi, con delicatezza, professionalità e impegno civile.

 

Avvertenze per i lettori e ascoltatori non cattolici: sarebbe facile (e colpevole) ritenere che questi crimini avvengano solo nella chiesa cattolica, perché i predatori si sentirebbero al sicuro in altri contesti e i complici, consapevoli o meno, si sentirebbero innocenti. Una cosa è individuare responsabilità individuali precise, altra è ritenere con supposta superiorità che “queste cose non ci riguardano”: sarebbe hybris, sarebbe peccato.

 

Trovate il podcast qui: https://open.spotify.com/show/3fWMkoc0Ff0RoyxutAlS5R