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Condanne internazionali per le violenze israeliane a Gerusalemme

«Un nuovo, grave episodio di intolleranza a sfondo religioso si è consumato ieri in Israele, mentre prosegue la polemica per la “passeggiata” alla Spianata delle moschee del ministro della Sicurezza Itaman Ben-Gvir, condannato da mondo arabo e larga parte della comunità internazionale. Vandali non ancora identificati hanno danneggiato diverse tombe al cimitero protestante del Monte Sion, a Gerusalemme, di proprietà della Chiesa anglicana; un video mostra un gruppo di persone, all’apparenza ebrei, che distruggono le lapidi».

Così il sito del Pime, il Pontificio Istituto Missioni Estere, racconta la sequela di prevaricazioni messe in atto in questi giorni da coloni e da rappresentanti politici del mondo ebraico. Fra queste si annovera anche la clamorosa occupazione lo scorso 27 dicembre di una parte di terreno di proprietà della Chiesa greco-ortodossa a Gerusalemme Est. Un’area di circa 5 mila metri quadrati presa con la forza dai coloni ebraici: gli assalitori hanno recintato l’area e installato telecamere di sorveglianza sotto lo sguardo della polizia che ha svolto il ruolo di scudo protettivo.

Il Consiglio ecumenico delle chiese è intervenuto prima per condannare questa occupazione: «Questo gruppo radicale non ha alcun diritto o sostegno giudiziario a suo favore che gli permetta di entrare o occupare la terra», si legge nella dichiarazione. «Il Patriarcato condanna anche il fatto che l’incursione sia avvenuta con la protezione della polizia israeliana e delle guardie di frontiera armate».

La dichiarazione afferma che questo pezzo di terra, noto come “la terra rossa”, è stato affittato alla famiglia Sumrin dal Patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme fin dall’inizio del secolo scorso.

«La famiglia Sumrin lo coltiva ancora oggi e questa intrusione è una chiara violazione delle proprietà del Patriarcato a Gerusalemme», si legge ancora. Anche l’Unione Europea è intervenuta con una nota per chiedere «di proteggere lo status quo e i siti sacri, compresi quelli cristiani. Lo status speciale e il carattere di Gerusalemme e della sua Città Vecchia devono essere preservati e rispettati da tutti».

Sulla violenta profanazione del cimitero protestante a Gerusalemme fa sentire la sua voce il neo segretario generale del Cec, il pastore Jerry Pillay, che fa proprio il testo di condanna della  diocesi episcopale di Gerusalemme  e delle chiese di Terra Santa per la distruzione di circa 30 tombe.

«La dimostrata mancanza di rispetto per i morti e la provocazione nei confronti della comunità cristiana sono assolutamente inaccettabili», ha dichiarato Pillay. «L’attacco, ripreso dalle telecamere di sicurezza, è stato perpetrato da vandali evidentemente motivati da bigottismo e odio religioso ed è avvenuto in pieno giorno il 1° gennaio 2023».

Pillay ha aggiunto che tale incidente serve a sottolineare le preoccupazioni espresse ripetutamente dai capi delle Chiese di Gerusalemme riguardo ai crescenti attacchi e minacce contro la comunità cristiana da parte di elementi estremisti della società israeliana.

«Accogliamo con favore le dichiarazioni di sostegno del presidente israeliano Herzog, del rabbino capo Mirvis e del Ministero degli Affari Esteri», ha aggiunto il pastore Pillay. «Chiediamo alle autorità israeliane di garantire che i responsabili siano ritenuti responsabili ai sensi della legge, che siano adottate misure più efficaci per mitigare le minacce di ulteriori attacchi di questo tipo e di fornire garanzie alla comunità cristiana di Gerusalemme e di tutto il Paese nel contesto dei crescenti livelli di minacce estremiste nei loro confronti».

L’allora vescovo di Gerusalemme Samuel Gobat ha aperto il cimitero nel 1848 e oggi è di proprietà della Church Missionary Trust Association Ltd, organizzazione anglicana. 

Quello al Monte Sion è solo l’ultimo di una lunga serie di attacchi intimidatori, alcuni dei quali firmati “price tag” [il prezzo da pagare, ndr] e riconducibili a coloni o estremisti ebraici. 

Certo non servono gesti che possono soltanto surriscaldare la situazione, come la passeggiata sulla spianata delle moschee del neo ministro per la sicurezza del governo israeliano Itamar Ben-Gvir, condannata dall’intera comunità internazionale e definita dal governo palestinese una «provocazione senza precedenti».

Foto: Cec/Wcc