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Fototessere 12: una fede che rimane incrollabile

Prosegue la serie di incontri dialogati che Paolo Ricca realizza per Riforma e che ha visto finora i ritratti di Maria Paola RimoldiAnnapaola CarbonattoMatteo FerrariFulvio FerrarioGabriella CaramoreVito TamboneAndrea DemartiniMarco Cassuto MorselliShangli XuGiorgio Tourn e Fra Lorenzo Ranieri: uomini e donne che hanno dei ruoli conosciuti all’interno delle chiese evangeliche in Italia o nell’ambito ecumenico, ma anche persone che, pur non avendo incarichi conosciuti ai più, portano con sé un’esperienza di fede significativa per tutti e tutte noi. Oggi è il turno di Alba Cordaro.

Alba Cordaro è nata nel 1942 a Messina; dopo alcuni anni passati nell’infanzia a Roma, e successivamente a Terni e a Forlì, dove frequenta le scuole elementari, ritorna in Sicilia e nella sua città consegue il diploma magistrale presso l’istituto «Ainis». Si sposa nel 1965, e dal matrimonio nascono i figli Emilio (1966) e Alessandra (1968). Con il marito, Alba Cordaro condivide anche tre nipotini (Sara, Marco e Valentina), battezzati e cresciuti nella fede evangelica all’interno della Chiesa valdese.

– Lei è siciliana, della città di Messina, nata nel 1942 in una famiglia già valdese. Come mai la sua famiglia era valdese?

«Mia mamma, Natalia Cordaro, di fede cattolica, si è convertita alla confessione di fede valdese a Messina con il pastore Panascia prima che io nascessi».

– Lei quindi è cresciuta e si è formata religiosamente nella chiesa valdese di Messina. A quel tempo essere valdese o protestante in Italia era una rarità e, spesso, non si era visti bene. Lei ricorda di aver avuto delle difficoltà, nella società di quel tempo, come bambina o giovane valdese?

«Sono cresciuta e mi sono formata nella comunità della chiesa valdese di Messina, dove ho stretto gran parte delle mie amicizie, che si sono consolidate con incontri settimanali volti ad approfondire il messaggio dei autori di scritti biblici, leggendo e commentando i loro scritti. Invece a scuola, soprattutto nel primo periodo delle medie e del liceo, diversi compagni di scuola evitavano di avvicinarmi e si rapportavano con diffidenza; ma io non davo importanza a questi atteggiamenti, tant’è che partecipavo a tutte le attività scolastiche, anche alla ora di religione, malgrado mia madre avesse chiesto l’esonero».

– Chi era il pastore? Che ricordo ne ha? E com’era la vita comunitaria?

«Il pastore Briante, che ricordo con tanto affetto per il suo sorriso, la sua bontà e generosità. Nell’Unione giovanile l’attività nella chiesa era intensa. Durante un campo estivo ad Adelfia ho avuto l’occasione di conoscere il pastore Franco Giampiccoli».

– È stato difficile trovare un marito che condividesse la sua fede? L’uomo che ha sposato era valdese?

«No. Ho avuto la fortuna di incontrare una persona a quel tempo agnostica, che non aveva alcun pregiudizio nei confronti di credenti a fedi religiose. Mio marito già dall’età di 14 anni ha progressivamente abbandonato la fede cattolica per convertirsi all’età di circa 40 anni con la confessione di fede valdese; in questo aiutato soprattutto dai pastori Ernesto Naso e Giovanni Scuderi».

– Lei è stata maestra elementare e ha insegnato tutta la vita. Il fatto di essere protestante le ha creato qualche difficoltà oppure no? O addirittura le ha giovato?

«No, nessuna difficoltà. Mi ha consentito di socializzare sempre con mentalità aperta».

– Lei ha ora 78 anni, vive a Roma ed è membro della chiesa valdese di via IV Novembre. Paragonando la Chiesa valdese di oggi a quella della sua infanzia, nota delle differenze? Positive o negative?

«Si. Il confronto è negativo per le chiese di oggi per la scarsa frequenza di giovani».

– La sua fede è oggi come quella dei suoi anni giovanili, oppure, col passar degli anni, è cambiata? Se è cambiata (molto o poco), in che senso è cambiata?

«La mia fede è cambiata nel corso degli anni, perché cambiamo anche noi. Pur rimanendo sempre fedele all’insegnamento evangelico, è cambiato il mio modo di rapportarmi con le sorelle e i fratelli della comunità di chiesa, questo perché sono stata costretta per motivi di lavoro a trasferire la mia famiglia in diverse città tante volte, incontrando comunità diverse e diversi pastori. A Bergamo abbiamo conosciuto e siamo diventati molto amici con il pastore Ernesto Naso. Con tutta la sua famiglia passavamo i pomeriggi delle domeniche insieme. Mio marito giocava a scacchi con Ernesto, io discorrevo con Rosetta mentre Emilio, Paolo e le sorelle stavano insieme. Con la sua famiglia abbiamo trascorso una vacanza indimenticabile presso la Casa valdese all’isola d’Elba».

– So che lei è passata, recentemente, attraverso un grande lutto, una terribile prova, la peggiore – credo – che possa capitare a un genitore: ha perso un figlio, Emilio, amatissimo, all’improvviso, per un infarto fulminante, all’età di 55 anni, dunque nel fiore della vita, lasciando moglie e figli, oltre ai due genitori e alla sorella Alessandra. In questa terribile prova, ha potuto trovare qualche consolazione, oppure il dolore è stato e resta troppo forte?

«Ho trovato qualche consolazione con l’aiuto dei familiari a me più vicini, con la presenza e la partecipazione di amici, sorelle e fratelli delle comunità valdesi delle chiese di via IV Novembre e piazza Cavour. Ma la mia fede nel Signor Gesù e rimasta ferma. È incrollabile».

– Lei è sempre stata credente e lo è tuttora. Qual è sulla base della sua esperienza di vita, l’importanza della fede?

«La convinzione che credendo all’insegnamento di Gesù resto impegnata nell’amore verso il prossimo, verso la verità, la giustizia».

– Lei ha un buon rapporto con la Chiesa valdese, frequentandola abitualmente. C’è qualcosa che lei desidera e che, in questa Chiesa, le manca?

«Il mio desiderio è quello che le mie condizioni di salute mi consentano di essere presente e partecipare alle attività della chiesa. Mi manca la familiarità con le sorelle di Chiesa, anche perché in questo ultimo periodo ho frequentato poco la Chiesa per le non buone condizioni di salute mie e di mio marito. Ho però un buon rapporto con il pastore e la sua famiglia».

– Le sembra che la Chiesa valdese odierna sia all’altezza della situazione e soprattutto della sua vocazione? A esempio, la predicazione domenicale, di solito, la soddisfa oppure no?

«Si potrebbe fare di più, ma credo che ancora non siamo sufficientemente maturi e preparati per farlo, soprattutto nell’ambito giovanile».

– Come mai, secondo lei, i giovani frequentano così poco la Chiesa e al culto non si vedono mai?

«Perché i giovani non sono adeguatamente formati e sensibilizzati dalle famiglie e dai pastori per cogliere nella loro professione di fede l’importanza della partecipazione alla vita della chiesa».

– Secondo Lei la nostra Chiesa è troppo o troppo poco protestante? È troppo o troppo poco ecumenica?

«È protestante. È ecumenica e promuove l’ecumenismo. Mia figlia Alessandra è stata sposata da un pastore valdese in Chiesa valdese con rito interconfessionale e la partecipazione di un sacerdote cattolico.