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La rete mondiale per i rifugiati

Il 20 giugno si è tenuta la Giornata mondiale del rifugiato con il tema «Ogni azione conta».

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati in un rapporto sulle tendenze globali pubblicato questa settimana, e presentato su questo sito venerdì scorso, indica che l’1% di tutta l’umanità «è sfollata». 

Sono 79,5 milioni di persone in fuga da conflitti, violenze e persecuzioni in tutto il mondo.

«Quest’anno, più che mai, c’è bisogno di speranza, di fede e di coraggio per poter continuare nei nostri sforzi e rendere il nostro mondo un posto più sicuro, più giusto, più accogliente ed equo per tutti», ha dichiarato Ioan Sauca, il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), in occasione della Giornata. 

«Ognuno di noi, creato ad immagine di Dio, ha il potere di fare la differenza, di dare un contributo unico. Ma solo collettivamente i nostri sforzi porteranno a una trasformazione reale sia a livello spirituale sia morale, sia sociale».

Il Cec lavora, ricorda l’Organismo ecumenico, con le sue chiese membro per promuovere risposte compassionevoli e costruttive nei confronti di rifugiati, migranti e di tutti i gruppi emarginati.

Molti in questi anni sono stati gli esempi portati avanti dalle chiese anche attraverso l’esplorazione dei legami tra le migrazioni, il razzismo e relazioni interreligiose. 

In contesti come questi molte chiese hanno sviluppato progetti per la difesa delle persone sradicate.

«La pandemia di coronavirus ha spostato l’attenzione sulla realtà locale e non si parla più di drammi come quelli dei campi dei migranti a Lesbo o della situazione dei rifugiati in Libia o tra Grecia e Turchia. In questi 4-5 mesi nessuno sa cosa sia accaduto in questi posti, la situazione è peggiorata. La Giornata mondiale del rifugiato sia l’occasione di far emergere queste situazioni». È stato invece l’appello lanciato in Italia da Berthin Nzonza, rifugiato in Italia e fondatore dell’associazione «Mosaico» in un’intervista rilasciata all’Agenzia di stampa Ansa sottolineando che «quello che abbiamo imparato con questa pandemia è che nessuno può salvarsi da solo, e i diritti universali sono importanti». 

Nzonza era uno degli gli ospiti alla conferenza stampa virtuale di presentazione del rapporto annuale Global Trends dell’Unhcr (una sintesi dei dati è disponibile su Riforma.itricordando anche l’iniziativa di Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia che, da Lampedusa e da Scicli ha voluto lanciare, inginocchiandosi, un tributo ai diritti umani e civili, da riconquistare.