Santificare il nome di Dio

Un giorno una parola – commento a Matteo 6, 9

 

 

Non pronunciare il nome del Signore, Dio tuo, invano; perché il Signore non riterrà innocente chi pronuncia il suo nome invano

Esodo 20, 7

 

Voi dunque pregate così: «Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome»

Matteo 6, 9

 

Gesù ci insegna una preghiera che è rispettosa della tradizione ebraica e di conseguenza di quella cristiana. Ci insegna prima di tutto il rispetto per il nome di Dio, quel nome che ci è stato dato ma che è intraducibile, impronunciabile, ineffabile. Quel nome che, con le nostre parole e le nostre azioni, riduciamo spesso ad un nome qualsiasi, un nome che viene oltraggiato, bestemmiato, dimenticato, eppure un nome importante che Dio stesso usa per presentarsi. Quel nome appartiene solo a Lui e lo rende inconfondibile: “Io sono l’eterno il tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto dalla casa di schiavitù così prima di dettare i suoi insegnamenti.” Così Dio si presenta a Mosè e al popolo.

 

Gesù non usa quel nome impronunciabile nemmeno per rivolgersi a lui nella preghiera, lo chiama Padre, un nome che indica l’essenza stessa di Dio: amore, forza, serietà, dolcezza, capacità di ascolto, vicinanza, protezione, aiuto, perdono, presenza, discrezione, parola, silenzio, giustizia, gratuità, donatore di vita, insegnamento, saggezza, coraggio, guida, e tanto altro. 

 

Proprio perché il suo nome sia santificato serve tutto il nostro rispetto e il nostro amore di figli e figlie. Sia santificato il tuo nome, nell’insegnamento di Gesù non è solo la preghiera del fedele ebreo che riconosce nel Dio altissimo l’unica fonte di aiuto. Ma è anche la preghiera di chi si riconosce figlio e figlia di Dio, amato, perdonato, accolto, ascoltato, istruito, sostenuto, aiutato, avvicinato, gratificato, atteso. Con questa prospettiva anche noi diciamo con rispetto “Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome”. Amen.