Contrastare i nuovi idoli
Un giorno una parola – commento a Geremia 2, 28
Dove sono i tuoi dèi che ti sei fatti? Si alzino, se ti possono salvare nel tempo della tua sventura!
Geremia 2, 28
Miei cari, fuggite l’idolatria
I Corinzi 10, 14
L’epoca delle passioni tristi ha generato quella degli idoli d’argilla: la rabbia e la paura sedute in fondo ai nostri cuori escono dai loro nascondigli e si riversano nei nuovi mezzi di comunicazione, generando fiumi di frustrazione su cui galleggiano figure di nuovi idoli egemoni, fragili e ridicoli nella loro potenza esplosiva e inquietante.
I nostri animi si sono alimentati di paura e sfiducia, quello che ci è stato contrabbandato come un destino di progresso continuo, ha mostrato i propri limiti, e noi ci sentiamo derubati e ingannati. Siamo esposti a continui cambiamenti promettenti, ma non sempre riusciamo a capirli, ci spaventano, ci disorientano, spesso ci forzano a cercare rassicurazioni anche in sterili dimostrazioni di potenza.
I nuovi idoli non cercano simpatia o empatia, non vogliono che chi li segue senta di somigliare loro, non vogliono essere imitati, cercano di ribadire la loro unicità, il loro capriccio. Spesso sono infantili fino al ridicolo, fanno promesse e minacce che nessuno si aspetta vengano mantenute, ma dall’esaltazione di quel ridicolo traggono la loro potenza: “Io posso essere imbarazzante, indecente, sopra a ogni limite di decenza, sta lì il mio potere, la mia unicità, sono infinitamente superiore al ridicolo di cui mi copro”.
Ma cosa sono costoro senza il sostegno del tumulto della nostra frustrazione? Credono di dominare la corrente, ma ne sono trascinati, e noi con loro, se a loro ci aggrappiamo.
In questo frangente, essere credente aiuta, sottrae alla corrente. Riposiziona la creatura di fronte al Creatore, e questo le ridona la pace della propria dimensione. Piccola e umana, tra gli altri umani fratelli. Amen.