Preoccupazione per il concetto di “paese sicuro” in materia di asilo
Dichiarazione congiunta: le proposte dell’Unione europea in materia di “Paese sicuro” e rimpatri compromettono seriamente la protezione e la dignità umana
«Le recenti proposte dell’Unione europea in materia di migrazione e asilo rischiano di compromettere seriamente l’accesso delle persone a procedure di asilo eque e complete. Le recenti iniziative della Commissione europea sembrano essere componenti interconnesse di una strategia più ampia per esternalizzare la gestione delle migrazioni dell’Unione europea: tra queste, la proposta di revisione delle norme UE in materia di rimpatrio o espulsione presentata a marzo 2025, l’elenco UE dei “Paesi di origine sicuri” dell’aprile 2025 e una revisione del concetto di “Paese terzo sicuro” a maggio 2025».
Così apre una dichiarazione firmata da oltre 50 organizzazioni sociali europee per denunciare le scelte politiche legate alla gestione dei flussi migratori. Fra i firmatari anche la Ccme, la Commissione delle chiese per i migranti in Europa che riunisce 39 chiese e organismi protestanti europei. Per l’Italia ne fa parte la Fcei, la Federazione delle chiese evangeliche.
La presa di posizione prosegue così: «Con queste misure, l’UE sembra cercare di trasferire ulteriormente la responsabilità della protezione dei rifugiati a paesi al di fuori dei suoi confini e di eludere gli obblighi giuridici previsti dalla Convenzione sui rifugiati e dal diritto europeo.
L’elenco dei “Paesi di origine sicuri” proposto considera sicuri alcuni paesi, da cui il 20% o meno dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell’UE. Tuttavia, il fatto che fino al 20% di coloro che richiedono protezione internazionale da questi paesi vengano riconosciuti come rifugiati indica che questi luoghi non sono di fatto sicuri per tutti. Ciononostante, l’elenco proposto consente un trattamento accelerato delle domande di asilo presentate da cittadini (o apolidi) di questi paesi, partendo dal presupposto che le loro domande siano verosimilmente infondate. Chiunque presenti domanda di protezione nell’UE dovrebbe vedere la propria domanda valutata individualmente e nel merito, indipendentemente dal luogo da cui fugge. L’applicazione della regola del “paese di origine sicuro” compromette la valutazione individuale delle domande di asilo e aumenta il rischio che vengano trascurate le vulnerabilità e i bisogni di protezione individuali, compresi quelli delle persone con esigenze specifiche o provenienti da comunità emarginate, consentendo un trattamento accelerato delle domande di asilo partendo dal presupposto che le loro domande siano verosimilmente infondate. Anche le garanzie procedurali sono limitate in queste procedure accelerate, il che significa, ad esempio, tempi ridotti e accesso limitato da parte del richiedente a supporto legale e di altro tipo. I “Paesi di origine sicuri” proposti sono Egitto, Tunisia, Bangladesh, Colombia, India, Kosovo e Marocco, nonché, in linea di principio, i Paesi candidati all’ ingresso nell’UE. Ciò è profondamente preoccupante, dato che la stessa Relazione esplicativa elenca i rischi di violazioni dei diritti umani in tutti i Paesi elencati nella proposta della Commissione, che vanno dalla diffusa violenza di genere alle gravi minacce che i difensori dei diritti umani devono affrontare».
Come hanno osservato le organizzazioni per i diritti umani, ad esempio, le autorità tunisine hanno intensificato la repressione dell’opposizione politica nel 2024 effettuando arresti di massa, incarcerando giornalisti e prendendo di mira gruppi della società civile. In Egitto, molti oppositori pacifici e membri di minoranze religiose subiscono molestie e lunghe detenzioni in condizioni terribili. La Colombia rimane uno dei Paesi più pericolosi al mondo per le persone a rischio di violenza mirata, soprattutto da parte di gruppi armati non statali. In Marocco, giornalisti, attivisti e critici del governo subiscono molestie, arresti e detenzioni arbitrarie e processi iniqui. Anche altri gruppi, come gli attivisti saharawi e le persone LGBT+, sono soggetti a discriminazione, sorveglianza e procedimenti giudiziari. Le agenzie nazionali per l’asilo degli Stati membri dell’UE confermano che le persone provenienti da questi paesi continuano ad aver bisogno di protezione internazionale.
Il Regolamento sui rimpatri proposto nel marzo 2025 mira a semplificare e accelerare la procedura di rimpatrio per i cittadini di paesi terzi a cui è stato negato il permesso di rimanere sul territorio dell’UE. Include un quadro giuridico per l’istituzione dei cosiddetti “centri di rimpatrio” nei Paesi terzi, dove le persone a cui è stato emesso un provvedimento di rimpatrio definitivo possono essere trasferite e trattenute forzatamente, sulla base di accordi tra uno Stato membro e una nazione. Le organizzazioni umanitarie e per i diritti umani hanno avvertito che «questi “centri di rimpatrio” rischiano di provocare violazioni dei diritti umani, detenzione automatica arbitraria e respingimento diretto e indiretto. La proposta sui rimpatri amplia inoltre notevolmente il numero di paesi verso cui possono essere effettuati i rimpatri, compresi i suddetti “paesi terzi sicuri”. Queste diverse proposte della Commissione, nel loro insieme, riflettono la determinazione dell’UE a esternalizzare ulteriormente la propria politica di asilo e migrazione. Ciò avviene a scapito degli sforzi concentrati sul rafforzamento della capacità dei sistemi di asilo nazionali, sull’offerta di protezione e sull’accoglienza delle persone con dignità e rispetto».
L’attuale approccio dell’Ue, secondo i firmatari, «mina i diritti dei richiedenti asilo e dei migranti e attribuisce responsabilità eccessive ai paesi terzi, Non si sono tratti insegnamenti dagli accordi migratori già esistenti con paesi terzi, che si sono rivelati costosi, crudeli e controproducenti, come quelli con Turchia, Libia, Tunisia o Egitto. Affidarsi a paesi terzi per l’assunzione degli obblighi di protezione dell’Europa rende l’Europa dipendente da tali nazioni, consentendo loro di gestire la migrazione in linea con la propria agenda politica. L’incapacità dell’UE di monitorare e far rispettare efficacemente i diritti umani nei partenariati con i paesi terzi è diventata sempre più evidente, con il continuo aumento delle segnalazioni di violazioni. Questo sottrarsi alle proprie responsabilità ha portato migliaia di persone a essere esposte a violenza, abusi, sfruttamento e morte. Invece di promuovere la solidarietà, queste politiche sembrano segnalare un arretramento rispetto all’impegno dell’Europa in materia di asilo e rischiano di contribuire a una preoccupante erosione della protezione dei rifugiati a livello globale».
Le organizzazioni firmataria «invitano la Commissione europea, il Parlamento europeo, il Consiglio e gli Stati membri a livello nazionale a rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale e dell’UE e a respingere fermamente qualsiasi tentativo di indebolire la protezione dei richiedenti asilo ai confini dell’Unione e al loro interno, nonché nella cooperazione con i paesi terzi in materia di asilo e migrazione».
Ecco l’elenco dei sottoscrittori:
1. InternationalRescueCommittee 2. DanishRefugeeCouncil
3. AmnestyInternational
4. ILGA-Europe
5. Centerforlegalaid-VoiceinBulgaria
6. Irídia–Centreperladefensadelsdretshumans
7. ActionAidInternational
8. MigrationConsortium
9. FenixHumanitarianLegalAid
10. Defense for Children In. Greece (DCI – Greece)
11. ARSIS – Association for the Social Support of Youth 12. Mobile Info Team
13. EmpowerVan
14. WeMove Europe
15. Collective Aid
16. Network for Children’s Rights 17. Caritas Europa
18. Equal Legal Aid
19. Greek Forum of Refugees 20. Salud por Derecho
21. ARCI APS
22. Equinox Initiative for Racial Justice
23. Brussels Platform Armoede
24. FAIRWORK Belgium
25. CSC
26. Legal Centre Lesvos
27. CNCD-11.11.11
28. Centre Avec
29. Vluchtelingenwerk Vlaanderen
30. Greek Council for Refugees (GCR)
31. CIRÉ
32. Caritas International
33. Vluchtelingenwerk Vlaanderen vzw
34. I Have Rights
35. Boat Refugee Foundation
36. EuroMed Rights
37. LDH (Ligue des droits de l’Homme)
38. PICUM
39. Médecins du Monde
40. Safe Place Greece / International
41. Stichting Vluchteling
42. 11.11.11
43. The Swedish Network of Refugee Support Groups.
44. Churches ́Commission for Migrants in Europe (CCME) 45. Brot für die Welt
46. Quaker Council for European Affairs
47. Progetto Sud ETS
48. Jesuit Refugee Service (JRS) Europe
49. SOLIDAR
50. Swedish Refugee Law Center
51. Human Rights Watch
52. HIAS Europe