Germania, le chiese di fronte al rischio razzista

Prima e dopo il voto l’impegno delle chiese per la democrazia e contro la disinformazione. Intervista a Dorothee Mack e Claudio Garrone a Karlsruhe

 

Un mese circa prima delle elezioni di fine febbraio nelle buche delle lettere degli stranieri irregolari, o presunti tali, presenti nella città di Karlsruhe in Germania sono comparsi dei fac simile di biglietti aerei di sola andata per lasciare il Paese. Un’iniziativa del partito di estrema destra AfD, Alternative für Deutschland, che ha scioccato larga parte dell’opinione pubblica, e che ha ricordato analoghe iniziative messe in atto un secolo prima, alle stesse latitudini, nei confronti della popolazione ebraica.

 

Questa, e molte altre azioni di spiccata matrice razzista, non hanno impedito all’AfD di raggiungere un rilevantissimo successo alle urne: 20% di preferenze nazionali e primo posto in molte Regioni, in sostanza in tutte quelle della ex-Germania dell’Est. Le mappe della distribuzione dei voti corre proprio più o meno lungo quello che un tempo era il confine che divideva in due il Paese, ed è uno degli aspetti più sottolineati dagli analisti.

 

Svolge il ministero per la Chiesa evangelica proprio a Karlsruhe la pastora Dorothee Mack, a lungo in Italia nelle file delle chiese valdesi e metodiste, prima del ritorno nel paese natale nel 2021. Incontriamo via Zoom lei e il marito Claudio Garrone, esperto ambientale di cambiamento climatico, per provare a capirne di più. A partire dal ruolo delle chiese, evangeliche e cattolica, che mai come in questa occasione si sono spese nell’agone politico.

 

«È vero – conferma la pastora Mack –, c’è stata una mobilitazione delle chiese con la volontà di arginare messaggi di odio e disinformazione, quest’ultima una vera e propria piaga di questi tempi, capace di condizionare il voto non solo in Germania. Ci sono state anche azioni e prese di posizione comuni cattoliche e protestanti, con un appello a votare per i partiti che sostengono la democrazia e con il ribadire che l’estremismo, e in particolare il nazionalismo etnico, sono incompatibili con il cristianesimo. Nella nostra regione del Baden-Württemberg le chiese protestanti hanno messo in atto una vera e propria formazione volta a fornire alle persone strumenti per controbattere nelle conversazioni alle fake news che si possono sentire». Una modalità capace di far crescere anche la consapevolezza dei singoli attraverso informazioni e notizie fondate. «Non si può sempre fare, ma ogni volta che si può, una parola chiara di dissociazione va detta».

 

Ma l’Ekd, la Chiesa evangelica è andata oltre, ci racconta Mack: «Le chiese hanno deciso che chi ha un incarico nelle file dell’AfD non può ricoprire un ruolo in seno alle chiese. Può venire al culto, il culto non si nega a nessuno, ma sarà loro vietato operare nelle nostre chiese». Una presa di posizione forte, che ricalca quella già manifestata lo scorso anno da Rüdiger Schuch, presidente della Diakonie, il braccio sociale della Chiesa evangelica, un colosso che impiega oltre 620.000 persone. Schuch si era spinto a chiedere l’allontanamento dal lavoro nella Diaconia tedesca di chi manifestasse la propria adesione al partito in questione. «Le chiese hanno poi esposto striscioni – prosegue la pastora Mack – con scritte che invitavano a votare per la democrazia. Personalmente ho fatto alcuni sermoni nei quali ho evidenziato molto chiaramente che una posizione cristiana può solo significare accogliere gli stranieri, non smontare il diritto all’asilo». Una vera e propria mobilitazione con la volontà di arginare i messaggi di odio e divisivi.

 

Sulla plastica divisione dei voti, a occidente Cdu, a Est AfD, con il crollo del Partito socialdemocratico, Garrone ricorda che «nel 2015 a Est i voti erano tutti per la Cdu di Angela Merkel, che quindi ha perso moltissime preferenze a scapito dell’AfD. A est di Berlino la popolazione si è sentita vittima di come ha funzionato la riunificazione, che spesso ora viene definita addirittura “annessione”, perché aziende dell’Ovest hanno investito e fatto affari d’oro nei primi anni, quando c’era da portare l’Est in qualche modo al passo con le regioni dell’Ovest; poi, quando sono cambiate le condizioni, le aziende semplicemente se ne sono andate e hanno lasciato sacche di disoccupazione e povertà che si sono acuite nel tempo. La sensazione di essere vittime della storia è stata raccolta degli slogan populisti che indicano nel welfare nei confronti degli stranieri i colpevoli di questa situazione. E nonostante non ci sia un briciolo di verità in questa analisi, si è purtroppo rivelata efficace».

 

– E ora?

«Il vero problema – continua Garrone – sarà che il probabile cancelliere Friedrich Merz dovrà comunque cercare di rimediare a questo conflitto che non è solo politico, ma di due mondi che non sono uniti e non è facile per niente unirli».

 

– C’è da preoccuparsi?

«Mi sembra che qui gli anticorpi contro derive estreme siano superiori rispetto all’Italia, dove il tema dell’eredità di certi partiti non è mai stato risolto. Se prendiamo l’esempio dei falsi biglietti aerei, la reazione popolare è stata molto rilevante, con centinaia di migliaia di persone scese in piazza in tutto il paese. Altra differenza sta nel fatto che i partiti hanno qui scelto di fare un blocco, di non allearsi mai con AfD, mentre in Italia sono ben due i partiti populisti al governo. Da straniero in Germania confesso che non vedo le stesse scene di cattiveria che vedo in Italia. E credo che difficilmente l’AfD andrà ad aumentare i suoi voti in futuro, anche se in questi anni all’opposizione potrà certamente mettersi in luce attraverso una feroce critica dei partiti che formeranno il governo di unità che si sta profilando all’orizzonte».