
Elezioni in Germania. Il giorno dopo
L’intervista a Udo Gümpel, giornalista, corrispondente della tv tedesca Rtl
«Un’accurata analisi, proprio là, dove si nasconde spesso l’invisibile, fa emergere una vittoria relativa di Merz, molto più debole di quanto la forza politica di centro-destra sperasse. I sondaggi da alcuni mesi, infatti, davano il partito di Merz, ossia l’Unione cristiano democratica di Germania (Cdu) intorno al 32-33%, sopra il trenta per cento, tant’è vero che, nelle sale elettorali del partito allestite nella Sede centrale di Klingelhöferstraße, era visibile dalle immagini televisive la delusione per il risultato raggiunto, confermando così la debole performance condizionata molto probabilmente dalle proteste che hanno invaso le piazze e le strade della Germania in questi ultimi due mesi. Proteste, contro la possibile alleanza tra la Cdu e Alternative für Deutschland (Afd), il partito di estrema destra”» così ci dice Udo Gümpel, giornalista (luterano) e
corrispondente dall’Italia per il Canale N-TV e per la TV tedesca RTL (infoNetwork) e che Riforma – Eco delle valli valdesi ha raggiunto per una breve intervista.
Gumpel lei ha citato il dissenso di piazza. A cosa si riferisce?
«Il 29 gennaio la Cdu fece approvare una mozione politica in Parlamento grazie ai voti della Afd, per l’espulsione di massa di migranti e per la rottura degli accordi europei sulla concessione di asilo politico. Dunque, una mozione votata dalla maggioranza del Bundestag, grazie ai voti della Afd. Da quel momento è nata una grande paura in Germania, quella che si potesse mettere in atto una maggioranza politica nero-bruna. Questo accordo politico, ormai è assodato, non avverrà. Merz da quel fatidico giorno ha annunciato ben ventisei volte che l’accordo non ci sarà, e che mai avrebbe stretto un’alleanza politica con la Afd, anche se questa sigla partitica, appena sono stati resi noti i risultati elettorali, ha provato a riproporre l’accordo».
Cosa accomuna e cosa invece distingue le due formazioni politiche?
«La Afd chiede l’uscita dalla Nato, è totalmente Putin friendly, addossa la colpa all’Ucraina di “essersi fatta invadere”, definizione assurda; è contraria a ogni forma di resistenza armata contro Putin, e ancora, è contraria all’Euro e all’Unione Europea. Dunque, la Germania dovrebbe, Secondo Afd, uscire da qualsiasi rapporto bilaterale, economico e politico in atto. Politicamente non esiste di fatto una linea condivisa tra le due forze politiche».
Oggi alla luce dei risultati ottenuti e che vedono, ad esempio, la Cdu al 28%, l’Afd al 20%, Spd al 16%, Grüne all’11%, cosa accadrà?
«Il risultato striminzito che ha portato all’esclusione di Sahra Waghenknecht (Bsw ) – possiamo affermare che si tratti di una piccola vittoria in un risultato drammatico, perché un elettore tedesco su cinque ha votato un partito dalle venature filo-naziste -, costola putiniana uscita dalla Die Linke (sinistra), ci sono due forti vincitori: uno è l’Afd che raddoppia il suo risultato (dal 10% al 20%) e l’altro Die Linke che sale, nonostante la frattura ricordata prima, quasi al 9%. Un importante risultato che in Italia è stato a mio avviso sottovalutato dai commentatori politici. Parliamo di un partito, quest’ultimo, che ha sempre difeso i diritti sociali, che è stato attento al tema delle nuove povertà e ha saputo proporre una campagna elettorale capillare, quasi porta a porta, e che soprattutto si è speso a difesa dei diritti dei migranti. Raccogliendo così, un enorme successo soprattutto nella fascia giovanile di elettori, il 27% dei giovani ha votato Die Linke. Diventando di fatto il primo partito a Berlino con il 22%. Dunque, proponendo al contrario di altri partiti, una politica dal sapore fortemente sociale e accogliente».
Un “controvento”, se così si può dire, significativo.
«Sì, un vento “contrario” che è stato popolare e che ha trovato riscontro anche nelle chiese. La chiesa cattolica e quella luterana, infatti, con una dichiarazione congiunta avevano fortemente criticato Merz per la sua collaborazione con Afd, un partito, com’è stato detto dai vescovi cattolici e luterani, ortogonale ai principi del cristianesimo. La dichiarazione ricordava che “un buon cristiano non può votare Afd”. Questa posizione, ha fatto male non tanto all’elettorato della Afd che non frequenta molto probabilmente le chiese, non ascolta i sermoni dei pastori protestanti e le omelie cattoliche e non legge la Bibbia, ma questa presa di posizione così perentoria ha certamente fatto riflettere l’entourage della Cdu e ai suoi elettori, che sono stati chiamati in causa e messi di fronte alle loro responsabilità»
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Cosa accadrà da oggi in poi?
«Olaf Scholz con il suo partito social democratico di Germania (Spd) ha ammesso la sua sconfitta, anche personale, e nonostante il suo 16% – meglio del pronostico dei sondaggi – ha comunque perso il 40% del suo elettorato; anche i verdi hanno perso notevolmente, dal 14% sono passati al 12%, e questo perché si sono piegati a logiche liberali. L’esclusione dei liberali – perché si rifiutavano di sostenere il ceto povero della società, di offrire accoglienza, e volevano bloccare ogni forma di debito pubblico per finanziare l’Ucraina – è stata un’altra nota politica importante. Il leader Christian Lindner ha dato le sue dimissioni irrevocabili da capo del partito. In precedenza, per un anno e mezzo, aveva bloccato più volte il governo precedente, facendolo poi cadere. Il nuovo quadro politico (scongiurata la temuta alleanza che non ci sarà) porterà a una tenuta del governo e a una stabilità tra i due partiti che vantano il 28% e il 16%. Non sarà una grande coalizione, ma data l’esclusione dei liberali e di Sw, possiede una maggioranza di seggi in Parlamento che nei prossimi quattro anni potrà essere in grado di rimettere in sesto l’economia tedesca, riunire l’Europa sotto un governo solido contro i nuovi attacchi ‘russo-statunitensi».
Gümpel, uno degli aspetti che in Italia è poco noto è quello della “remigrazione” lanciata dalla Afd… di che si tratta?
«Remigrazione’ è un neologismo per non dire ‘deportazione’».
Deportazione?
«Sì. Non solo di migranti arrivati in Germania “illegalmente” o di coloro che hanno richiesto asilo politico. La “remigrazione” coinvolgerebbe molte persone, chi ad esempio possiede un passaporto straniero, chi addirittura ha nel suo albero geneaologico, origini straniere. La Afd vorrebbe “remigrare” anche i cittadini tedeschi che hanno antenati stranieri. Tutti sarebbero tenuti come nel passato a dover dimostrare, documentando ben tre generazioni, di non avere antenati stranieri. Molti tedeschi di origine italiana sarebbero immediatamente “remigrati”. Mi chiedo dunque, come alcuni in Italia possano gioire per il successo di un partito che vuole far uscire dal proprio paese cittadini italiani ormai residenti in Germania da generazioni».