Baku, la città fossile che ospita la Cop29
Cop29 in Azerbaigian, Amnesty International: «Necessario garantire un finanziamento climatico equo, l’abbandono totale dei combustibili fossili e di porre i diritti umani al centro di tutte le decisioni sul clima»
L’Azerbaigian ospiterà la 29esima Conferenza quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop29), che si terrà a Baku dall’11 al 22 novembre. La Conferenza riunisce quest’anno 190 stati, che discuteranno di diversi temi, tra i quali un nuovo obiettivo globale per il finanziamento climatico; e ancora, obiettivi per porre fine alle emissioni di gas serra, in particolare attraverso la graduale eliminazione dei combustibili fossili; transizioni giuste verso economie a zero emissioni di carbonio; misure sostenibili per ridurre i danni causati dal cambiamento climatico e per andare incontro a inevitabili perdite e danni negli stati più a basso reddito, che stanno subendo l’effetto più duro degli impatti climatici, pur essendo tra coloro che hanno contribuito meno a crearli.
Amnesty International ha chiesto ai leader che saranno presenti alla Cop29 di «dare ascolto alle richieste di giustizia climatica, mettendo i diritti umani al centro di ogni decisione», impegnandosi ad aumentare significativamente il finanziamento per il clima sulla base dei bisogni reali.
Inoltre, l’organizzazione per i dritti umani ha sottolineato «l’importanza di una eliminazione dell’uso dei combustibili fossili» che sia definitiva, rapida, equa e finanziata in tutti i settori.
«La crisi climatica globale – si legge nel comunicato diramato da Amnesty –, rappresenta la più grande minaccia per tutti e tutte. Il rapporto annuale sulle emissioni del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente ha rilevato che, senza cambiamenti significativi, il mondo si avvia verso un aumento catastrofico della temperatura compreso tra 2,6 e 3,1 °C entro la fine del secolo. Se non agiamo oggi in modo audace, deciso e collettivo, il mondo di domani diventerà sempre più invivibile», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International che ha proseguito, «dalle siccità agli incendi boschivi, dalle inondazioni alle tempeste di forza inaudita, questi disastri devastanti e innaturali sono ormai un aspetto troppo frequente della vita delle persone in ogni parte del mondo. È inevitabile che tali fenomeni aumentino per portata, intensità e frequenza, causando la perdita di molte più vite, distruggendo mezzi di sussistenza e alimentando livelli senza precedenti di carestia e migrazioni forzate. Non è troppo tardi per evitare un collasso climatico totale, ma non possiamo perdere un altro minuto». Dalla riuscita di questi impegni dipende il futuro dell’umanità.
Una delegazione di Amnesty International sarà a Baku per la Cop29 dal 9 al 24 novembre per mettere in evidenza la necessità di porre i diritti umani al centro di tutte le decisioni sul clima e sul continuo attacco del governo azerbaigiano alla società civile: «Alla luce delle insufficienti tutele dei diritti umani previste nell’Accordo con lo stato ospitante, gli stati devono anche adottare misure per proteggere la libertà di espressione e di protesta pacifica per tutti coloro che parteciperanno alla Cop29 e per limitare l’influenza dannosa dei lobbisti dei combustibili fossili, che saranno onnipresenti alla conferenza. L’Azerbaigian ha un pessimo record in materia di rispetto della libertà di espressione e del dissenso. È quindi tanto più importante che tali diritti siano protetti all’interno dello spazio ufficiale delle Nazioni Unite. Sia il segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici sia gli stati parte devono fare molto di più rispetto a quanto fatto negli Emirati Arabi Uniti o in Egitto per garantire la sicurezza, l’incolumità e i diritti di tutti e tutte», ha concluso Agnès Callamard.
L’articolo che consigliamo di leggere è di Luca Manes su il manifesto:
BAKU (AZERBAIGIAN)
«Baku, la capitale dell’Azerbaigian che ospiterà dall’11 al 22 novembre la Cop29, è la perfetta sintesi dei forti contrasti che segnano nel profondo la società del Paese del Caucaso. Il centro cittadino sembra una miscela perfetta di Dubai e Montecarlo. I tanti grattacieli, alcuni ancora in costruzione, guardano dall’alto le mura della città vecchia e l’ampio boulevard che si estende a pochi metri dalle acque del Caspio. Appena ci si allontana dai palazzi del potere, dalle vie dei negozi del lusso e dagli alberghi a cinque stelle, però, ci si imbatte in pezzi di città letteralmente sventrati per far posto alle ennesime operazioni di speculazione immobiliare […]».