Chiese protestanti: Critiche a Valditara su autonomia scolastica e festività religiose
Un documento della Federazione delle chiese evangeliche in Italia dopo l’annuncio di una norma che introduce il divieto di modifica del calendario scolastico con riguardo alle festività non riconosciute dallo Stato
Scuola. Il comunicato della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei): «Preoccupano le parole con cui il ministro Valditara ha annunciato la presentazione di un provvedimento diretto a limitare l’esercizio dell’autonomia scolastica mediante l’introduzione del divieto di modifica del calendario delle lezioni con riguardo a possibili chiusure in concomitanza con festività non riconosciute dallo Stato. Il provvedimento si pone in continuità con i recenti accadimenti relativi all’istituto scolastico di Pioltello, dove il consiglio di istituto ha deciso di sospendere le lezioni in occasione delle festività di fine Ramadan, stante l’alto numero di alunni musulmani che vi avrebbero preso parte.
La decisione della scuola ci pare non solo legittima, ma anche espressione di politiche di attenzione ai territori e alla loro realtà multiculturale ed espressione di un modus operandi che favorisce integrazione e convivenza tra componenti sempre più diversificate della società italiana. Vogliamo ricordare le parole che il presidente Sergio Mattarella ha voluto pronunciare lo scorso 10 aprile, con le quali ha richiamato la promozione del mutuo rispetto tra fedi e culture come elemento di coesione sociale per la comunità italiana e la centralità del messaggio delle religioni per la costruzione di una cultura di pace senza confini, “specie nell’accompagnamento dei giovani all’educazione alla reciproca comprensione”.
La posizione espressa dal ministro Valditara ci sembra inoltre cedere di fronte a politiche di tipo sovranista, che si scontrano con un’idea inclusiva di società che si adopera per la ricerca di soluzioni condivise alla convivenza tra differenze, anche religiose. Allo stesso tempo tale posizione introduce a nostro avviso una erronea differenziazione del principio dell’autonomia scolastica, limitando il solo ambito religioso, a fronte della possibilità che le scuole continuerebbero ad avere nella determinazione del calendario scolastico in occasione, ad esempio, della settimana bianca o del carnevale.
Ricordiamo che il diritto di libertà religiosa costituzionalmente garantito non può subire restrizioni né le persone subire particolari discriminazioni in funzione delle scelte di professione di fede. L’autonomia scolastica costituisce un principio di vicinanza che consente agli istituti di farsi interpreti delle esigenze ambientali e culturali degli specifici territori e della loro storia. Con questa chiave di lettura le stesse scuole presenti nel territorio delle Valli valdesi consentono la partecipazione degli alunni e delle alunne alle festività previste per il XVII Febbraio, data in cui si ricorda la concessione, nel 1848, dei diritti civili ai valdesi, fino a quel momento discriminati per la loro appartenenza religiosa.
Sappiamo anche questo riconoscimento essere stato messo in dubbio da scelte politiche tese a limitare l’esercizio dell’autonomia scolastica delle scuole di quei territori; finora, però, esse non hanno avuto esito grazie al radicamento culturale e civile di una comunità di fede e dei principi di libertà che ha saputo interpretare e diffondere. Questo modello felice di rispetto e dialogo suggerisce politiche di promozione delle minoranze religiose, anche attraverso la valorizzazione delle differenze.
Mentre si ipotizzano provvedimenti limitativi, emergono dati significativi relativi alla scuola pubblica e in particolare alla questione dell’insegnamento religioso confessionale. A fronte di oltre un milione e 300mila studenti che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica, la spesa per assicurare tale insegnamento continua ad aumentare, il che evidentemente stride con la descrizione di un paese sempre più diversificato, che necessiterebbe di investimenti diversi tesi alla valorizzazione di politiche inclusive e plurali.
In questo senso, provvedimenti come quello annunciato e imposizioni confessionali assumono la forma di politiche meramente difensive, che non impediscono che i cambiamenti sociali e culturali si verifichino, ma inaspriscono conflitti identitari e non consentono di immaginare forme di governo delle differenze efficaci e giuste».